Si saprà l’11 ottobre se le Regioni sono disponibili ad aprire alle richieste più qualificanti della bozza di convenzione che Federfarma e Assofarm hanno presentato a luglio alla Sisac. E, nel caso, se sarà necessario sottoporre a un “tagliando” l’atto d’indirizzo che un anno fa aveva dato lo start al negoziato. E’ l’indicazione con cui giovedì scorso ha chiuso i lavori il gruppo tecnico ristretto che le parti avevano istituito a fine luglio perché desse una prima “setacciata” alla bozza messa a punto dalle farmacie. In due incontri (il 12 e il 19 settembre, cui deve seguire una riunione di verifica e sintesi ancora da calendarizzare), il gruppo ha passato al vaglio l’intero articolato per trovare una sintesi dove le discordanze erano soltanto formali e misurare invece le distanze sui temi che tengono le parti ancora lontane.
Su questi ultimi – tra i quali rimangono questioni rilevanti, come i requisiti strutturali della farmacia dei servizi – la Sisac non si è spostata dalle posizioni d’avvio e rimetterà tutto alle Regioni l’11 ottobre, data in cui la Sisac incontrerà con i tecnici del Comitato di settore-Sanità, l’organismo della Conferenza delle Regioni cui spetta il governo dei rinnovi contrattuali del personale convenzionato, per riferire e valutare con loro la piattaforma delle farmacie. Sarà lì, in sostanza, che i sindacati capiranno quanto è larga la cruna dell’ago dalla quale deve passare il rinnovo della convenzione. Un rinnovo, è stato ribadito anche nella seduta di lavoro di giovedì scorso, che dovrà comunque avvenire a “iso-risorse”, cioè senza che Ssn e Regioni debbano mettere un euro in più.