Sulle risorse da dedicare allo sviluppo della farmacia dei servizi, quella che Sisac da una parte e Federfarma e Assofarm dall’altra ricominciano a giocare da martedì prossimo attorno alla nuova convenzione assomiglia – più che a una partita – a una partita di giro. Sì perché la bozza di accordo recapitata ai primi del mese ai due sindacati non fa altro che promettere alle farmacie soldi che già sono delle farmacie dalla vecchia convenzione. Stiamo parlando dell’articolo 20 del testo firmato Sisac, che ai commi 2 e 3 dirotta «al finanziamento dei nuovi servizi erogati nell’ambito del Ssn» i fondi generati dalla ritenuta dello 0,02% e dal contributo dello 0,15%.
Di che si tratta? Cominciamo dallo 0,15%: istituito dal dpr 371/98, è un contributo dalla storia tormentata che le Asl versano annualmente all’Enpaf perché l’ente lo rigiri poi ai farmacisti titolari. Il gettito che genera è irrisorio (circa 5 milioni e mezzo di euro all’anno, in media 320 euro a farmacia) perché il contributo è calcolato sulla spesa farmaceutica Ssn del 1986. E viene liquidato dall’Enpaf non appena le Asl inviano la documentazione che certifica i crediti delle singole farmacie. Ed ecco la partita di giro di cui si diceva: cari farmacisti, è come se dicesse la Sisac, la mia proposta è di finanziare la remunerazione dei nuovi servizi con soldi che già intascate. Soldi, a ben vedere, che qualche titolare rischia di salutare per sempre: se l’articolo 20 verrà approvato così com’è, infatti, il contributo non sarà più spalmato equamente tra tutte le farmacie, ma verrà intascato soltanto da quelle che erogheranno servizi. I rurali sussidiati (che non hanno spazi per le prestazioni del d.lgs 153/2009 e sono sempre più in debito di ossigeno, come scriveva ieri al Corriere della Sera un titolare del savonese) rischierebbero seriamente di perderci.
La stessa partita di giro viene tentata dalla Sisac anche sullo 0,02%. Si tratta della ritenuta (sulla spesa farmaceutica Ssn lorda) che le Asl trattengono dai rimborsi alle farmacie private e versano a Federfarma nazionale. In questo caso il gettito è ancora più irrisorio del precedente (nel 2016 ammontava a circa 1,8 milioni di euro) e il fondo che genera viene utilizzato dalla Federazione per rimborsare le spese sostenute dai titolari che siedono nelle commissioni farmaceutiche aziendali.
Stesso copione dunque: la Sisac tenta di pagare i servizi in farmacia con soldi delle farmacie. Soldi che, sommati lo 0,15% e lo 0,02%, farebbero un “tesoretto” di poco più di 7 milioni di euro all’anno, in media 400 euro a esercizio. Difficile che la farmacia dei servizi possa garantirsi un domani con tali risorse, anche se l’articolo 20, al comma 1, aggiunge al totale i 36 milioni della sperimentazione istituita dalla Legge di Bilancio. Ma ne beneficeranno soltanto 9 regioni (2 milioni all’anno per ciascuna) e ancora non è chiaro quando si riuscirà a partire.