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Convenzione, riparte la trattativa ma Sisac: serve nuovo atto d’indirizzo

28 Maggio 2021

Si è rimesso in moto con un nuovo scambio di bozze il confronto tra Sisac, Federfarma e Assofarm per il rinnovo della convenzione con il Ssn. Le parti si erano lasciate (male) nel dicembre scorso, quando i due sindacati delle farmacie avevano proclamato la rottura della trattativa in risposta all’ultima deludente proposta di accordo messa sul tavolo dalla Sisac. Tre mesi abbondanti di tregua e poi, l’8 aprile scorso, un nuovo incontro, nel quale lo strappo è stato ricucito e i rappresentanti regionali hanno tracciato la rotta da dare alla trattativa: Federfarma e Assofarm mettano nero su bianco le loro controproposte alla bozza di dicembre e sulla base di questo documento la Sisac chiederà alla Conferenza delle Regioni un nuovo atto d’indirizzo, che metta sul piatto anche risorse aggiuntive. Per avere una risposta occorrerà tempo – il nuovo coordinatore degli assessori alla Salute, l’emiliano Raffaele Donini, si è appena insediato – ma è un passaggio ineludibile perché senza nuove direttive dai governatori la Sisac non ha mandato per discutere le proposte di Federfarma e Assofarm.

La strada suggerita dalla Sisac è diretta conseguenza delle distanze che ancora permangono tra le parti sui temi chiave della convenzione. In cima c’è ovviamente la distribuzione diretta: le farmacie chiedono che gli accordi regionali per la dpc facciano riferimento a un elenco nazionale dei farmaci in distribuzione per conto che ricomprenda l’intero Pht; le Regioni potranno escluderne alcuni dalla dpc (oppure potranno aggiungerne altri dalla distribuzione ospedaliera) soltanto tramite accordi locali con le farmacie, mentre la fornitura del primo ciclo terapeutico post-ricovero o post-dimissione dovrà limitarsi a una confezione soltanto. Di tutt’altro tenore la bozza Sisac, che invece autorizzerebbe le Regioni a inserire unilateralmente nella dpc anche farmaci non appartenenti al Pht (cioè della convenzionata).

Altro tema dove la distanza tra Regioni e sindacati sembra restare cospicua è quello delle indennità di residenza per le farmacie rurali: la Sisac non ha obiezioni sul sistema di punteggi (parametrato su una griglia di indicatori di disagio) con cui Federfarma vorrebbe determinare gli importi dovuti a ogni esercizio; tuttavia, nella sua ultima bozza ha espresso la volontà di limitare i contributi alle sole rurali con meno di 600mila euro di fatturato iva annuo, cosa che quindi priverebbe dell’indennità una parte delle rurali. Federfarma e Assofarm però non ci stanno, come già avevano detto a dicembre, e chiedono il ripristino integrale della proposta originaria, con i suoi punteggi e le fasce di fatturato sopra i 600mila euro.

Distanze ancora da colmare, infine, nella farmacia dei servizi: per la remunerazione delle prestazioni, la Sisac propone di fare riferimento ai valori massimi del nomenclatore della specialistica ambulatoriale, con eventuali integrazioni provenienti dagli accordi integrativi regionali e condizioni specifiche per le farmacie rurali sussidiate. Federfarma e Assofarm, invece, propongono che il Nomenclatore rimanga come riferimento per i valori massimi ma chiedono che la remunerazione consideri alcuni parametri come il tempo di esecuzione delle prestazioni e il costo del personale impiegato. Dai sindacati nessuna obiezione, invece, ai requisiti richiesti dalla bozza per le farmacie che propongono servizi: attrezzature e presidi medico chirurgici in relazione alla specificità delle prestazioni da erogare (lettino, sedia/poltrona, chaise longue, dotazione minima per la gestione dell’emergenza, presenza di servizi igienici, un’area dedicata di sei metri quadri per le medicazioni e gli esami analitici.