In media non superano i tre mesi le scorte di principi attivi detenute dalle aziende produttrici di farmaci generici. Nell’immediato, dunque, «non ci sono rischi di un’interruzione improvvisa degli approvvigionamenti di medicinali sul mercato nazionale», tuttavia «se l’attuale situazione e il rallentamento dei trasporti dovesse prolungarsi, non si possono escludere impatti futuri sulle forniture». Rassicurano non senza “se” e “ma” le stime di Assogenerici sui contraccolpi che l’industria farmaceutica potrebbe ricevere dall’epidemia cinese di coronavirus. «Al di là delle difficoltà che già si avvertono nel trasporto delle merci» spiega il presidente dell’associazione produttori, Enrique Häusermann «servirà ancora qualche giorno per avere un quadro chiaro della situazione e valutare appieno i potenziali rischi».
Non va però dimenticato, continua Häusermann, che «la Cina è di gran lunga il principale fornitore mondiale di intermedi di sintesi per la produzione di principi attivi destinati all’industria farmaceutica, soprattutto per alcuni medicinali essenziali come antidolorifici o antibiotici. Quindi un blocco della produzione potrebbe avere un impatto sulla produzione globale. E le provincie di Hubei (nella cui capitale, Wuhan, si è sviluppato il primo focolaio dell’infezione, ndr) e Zhejian ospitano oltre 100 impianti produttivi».
Anche da Medicines for Europe, l’associazione europea dei genericisti, giungono sulla situazione produttiva delle imprese rassicurazioni “condizionate”. In una lettera inviata l’altro ieri a Ema e Commissione Ue, l’organizzazione afferma che al momento «in Europa i rischi per approvvigionamento e produzione sono limitati», ma se la situazione dovesse protrarsi «non si possono escludere impatti consistenti sulle forniture». In particolare, Medicines for Europe ricorda che interruzioni delle forniture dalla Cina avrebbero effetto innanzitutto sui prezzi delle materie prime, con ripercussioni a cascata sui prezzi finali. Per tale motivo, l’associazione raccomanda che eventuali contromisure siano prese nell’abito del processo decisionale europeo, per evitare interventi di singoli Paesi membri che provocherebbero potenziali squilibri nella supply chain. E chiede all’Ema di valutare l’adozione di misure straordinarie per contrastare carenze e indisponibilità, come l’accorciamento dell’iter autorizzativo per i farmaci generici.
«Le stime che arrivano da Assogenerici e Medicines for Europe» commenta Fabrizio Gianfrate, farmacoeconomista e docente di economia sanitaria «sono in linea con ciò che è già noto agli addetti ai lavori: la crisi cinese rappresenta un motivo di preoccupazione non solo per l’economia mondiale ma anche per il settore farmaceutico. Europa e Italia compresa, visto che dal paese asiatico importiamo più o meno l’80% delle sostanze utilizzate per la produzione locale di farmaci».