Potrebbe già non avere più futuro il tavolo della filiera sui costi della distribuzione diretta, il gruppo di lavoro istituito un anno fa dall’allora presidente della Sifo Maurizio Pani per individuare la vera convenienza dei diversi canali distributivi del farmaco (convenzionata, dpc e diretta). Invita all’ipotesi l’ultima riunione del tavolo, risalente alla settimana scorsa e chiusa dopo qualche ora di confronto senza alcun reale progresso rispetto agli incontri precedenti. Stallo totale insomma, che rischia di portare i lavori a una lenta eutanasia da inconcludenza.
Lo scoglio inaggirabile rimane sempre quello della quantificazione dei costi sociali della diretta: lo faceva l’ultima versione dell’algoritmo elaborato dalla Sifo per mettere a confronto i costi delle tre vie distributive, nel quale era stato inserito un foglio di lavoro che elencava le voci di spesa da prendere in considerazione (distanza media dall’ospedale, costo di percorrenza per chilometro, attesa allo sportello, salario medio dell’assistito eccetera). Nel file excel che Sifo aveva consegnato con ampio anticipo alle altre sigle del tavolo (Adf, Federfarma Servizi, Federfarma, Assofarm, Farmacieunite, Fofi e Cittadinanzattiva) mancavano del tutto assenti le formule che avrebbero dovuto quantificare tali costi. E dunque determinare (assieme ai costi economici) la reale ed effettiva convenienza dei diversi canali distributivi.
Alla riunione i rappresentanti di farmacie, distributori e cittadini hanno subito chiesto conto di tali formule, ma la risposta è stata deludente: la finalità dell’algoritmo, ha spiegato al tavolo Giuseppe Turchetti, il docente della Scuola superiore Sant’anna di Pisa con cui Sifo ha sviluppato il file, è quella di fornire a Regioni e Asl uno strumento contabile con cui valutare farmaco per farmaco la via distributiva più conveniente, sulla base del prezzo di acquisto (gara centralizzata o prezzo di rimborso Aifa) e dei costi vivi di struttura. Spetterà poi ai decisori pubblici scegliere se mettere in valutazione anche i costi sociali o tenerli fuori.
Per le altre sigle è stata una doccia fredda, perché la stessa posizione Sifo e Turchetti l’avevano già esposta nella riunione del tavolo risalente al gennaio scorso (quando era stata presentata una versione ancora incompleta dell’algoritmo), scatenando gli strali di farmacie e distributori. Per ovvie ragioni: la distribuzione convenzionata ha serie chance di riuscire più conveniente della diretta soltanto se nel piatto della bilancia che riguarda la diretta ci sta anche il peso dei costi sociali. Lasciare alle Regioni la scelta di metterlo o meno, significherebbe lasciare invariate le cose.
Di qui lo stallo in cui il tavolo è andato a sbattere, con le sigle incapaci di trovare un punto di convergenza e la proposta del vicepresidente della Fofi, Luigi D’Ambrosio Lettieri, di lasciar sbrogliare la matassa a una commissione parlamentare d’inchiesta che è suonata come un “de profundis” per il tavolo di lavoro. Alla fine i presenti si sono lasciati con l’intesa di prendere una pausa di riflessione e rivedersi più avanti. Ma quando non è stato detto.