Sono soltanto 400 le farmacie dei comuni con meno di tremila abitanti che hanno presentato domanda per accedere al credito d’imposta concesso dal decreto legge 137/2020 sull’acquisto o noleggio di apparecchiature di telemedicina. Lo rivela la Relazione 2021 sul rendiconto generale dello Stato che la Corte dei conti ha trasmesso ieri come di rito alle presidenze di Camera e Senato. Un intero capitolo è dedicato alla Sanità, dove – ammettono i giudici contabili – «l’attività dell’amministrazione è stata condizionata in misura rilevante dall’emergenza sanitaria». Sempre per la pandemia, recita il documento, si osserva un netto peggioramento nella qualità dei servizi, così come rimangono «insoddisfacenti i risultati ottenuti finora nell’assistenza domiciliare, su cui avevano già puntato i provvedimenti assunti per fronteggiare l’emergenza sanitaria e su cui punta anche il Piano di ripresa e resilienza per l’assistenza territoriale».
Tra le pagine della Relazione si parla anche di farmacia. Per cominciare, la Corte dei conti tira le somme sul credito d’imposta per la telemedicina concesso dal dl 137/2020, per il quale le farmacie (ubicate nei comuni con meno di tremila abitanti) dovevano presentare domanda entro il 31 dicembre 2021. L’hanno fatto in 399, le cui domande (attualmente alla verifica degli uffici competenti) sommano importi per un totale di 1,1 milioni di euro, a fronte di una disponibilità che il ministero della Salute aveva quantificato in 10,7 milioni.
«Le istanze presentate» osserva ancora la Corte dei conti «riguardano per il 55,1% le farmacie delle regioni del Nord. Nel centro e nel sud si collocano rispettivamente il 15,3 e il 29,6 per cento delle domande. Considerato che il numero di abitanti per farmacia è di circa 3.100 e che i Comuni con meno di 3.000 abitanti sono circa 4.400, il numero delle farmacie che hanno trasmesso l’istanza è inferiore al 10% del potenziale.
La Relazione, poi, si sofferma anche sulla Sperimentazione della farmacia dei servizi varata dalla Legge di bilancio per il 2018. «I risultati» osserva la Corte dei conti «sono ancora incerti: l’Accordo tra il Governo e le Regioni dell’ottobre 2018 sulle “Linee di indirizzo per la sperimentazione dei nuovi servizi” ha portato all’avvio in nove Regioni (Piemonte, Lazio, Puglia, Lombardia, Emilia-Romagna, Sicilia, Veneto, Umbria, Campania) di un programma di attività che doveva essere svolto entro il gennaio 2020. A seguito dell’emergenza sanitaria, la sperimentazione ha subito notevoli ritardi e i dati raccolti a gennaio 2021 indicano che quasi tutte le Regioni hanno espletato, sebbene in maniera non uniforme, le attività propedeutiche (stesura atti, riunioni, gruppi, condivisione documenti)».
Ora, conclude la Corte dei conti, una nuova ricognizione è in corso e «nel frattempo l’amministrazione ha avviato l’iter per il riparto necessario all’estensione della sperimentazione alle altre Regioni a statuto ordinario, come indicato dalla legge 160/2019». Come riportato da FPress, al momento si sono aggiunte alla Sperimentazione Liguria e Molise.