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Confcommercio, in forte crescita le forme societarie della farmacia

24 Febbraio 2021

A volte anche i numeri hanno bisogno di una traduzione. Come quelli che arrivano dall’ultima analisi di Confcommercio sulla Demografia d’impresa nelle città italiane, che analizza l’andamento delle attività commerciali nei centri storici e urbani tra il 2012 e il 2020. Il bilancio finale, ripreso ieri da un articolo del Sole 24 Ore, è allarmante ma non sorprende: in otto anni sono sparite in tutto il Paese circa 77mila attività del commercio al dettaglio (-14%) e quasi 14mila imprese del commercio ambulante (-14,8%). E le previsioni non sono ottimistiche: nel 2021, a causa della pandemia, il settore alberghi e ristorazione potrebbe perdere un quarto delle imprese.

Tra i dati della ricerca ce n’è anche uno sulle farmacie: tra il 2012 e il 2020, dice Confcommercio, il numero dei presidi dalla croce verde ubicati in centri storici e centri urbani (120 le città censite dallo studio) è cresciuto del 19,7%. Possibile? Chi appartiene alla cerchia degli addetti ai lavori sa che non può essere: le farmacie sono soggette alla pianta organica, non si possono aprire o spostare a piacimento, e l’aumento non può essere imputato al concorso straordinario, soprattutto se si considera che le nuove sedi si concentrano principalmente nelle periferie e non nei centri cittadini.

Ecco allora la necessità di ridare ai numeri di Confcommercio quel senso che altrimenti rischia l’effetto “lost in translation”. La fonte del censimento, come riportano con la massima trasparenza le tabelle, è il Centro studi delle Camere di commercio; le elaborazioni, di conseguenza, hanno per base i dati delle imprese registrate alle stesse Camere di commercio, dove – come noto – non tutte le farmacie risultano iscritte. Per la precisione, sono solitamente fuori gli esercizi che figurano come ditta individuale, mentre sono tenute alla registrazione quelle che fanno capo a una società (srl, spa eccetera).

Ecco allora che l’analisi di Confcommercio torna comunque utile a cogliere – anche se solo indirettamente – un’evoluzione significativa della farmacia, ossia la crescita delle forme societarie. E’ probabile che il fenomeno sia da mettere in relazione con la Legge sulla concorrenza del 2017, come segnale non tanto o non solo dello sviluppo delle catene, ma anche di scelte nelle famiglie dei titolari dirette a sfruttare le disposizioni della 124/2017 per far entrare nella titolarità familiari o nuovi soci di capitale. Se fosse – serviranno altre analisi per confermare – vorrebbe dire che una buona fetta dei farmacisti titolari ha comunque trovato il modo di beneficiare della liberalizzazione della titolarità.