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Dal Lazio primo “scossone” al teorema della nuova remunerazione

18 Giugno 2024

Dà già segni di instabilità il teorema di Federfarma che vede nel passaggio alla nuova remunerazione la “valvola” con cui svuotare progressivamente la distribuzione diretta (dpc inclusa) e portare in farmacia tutti i medicinali che non richiedono condizioni particolari di somministrazione. Traballa perché non ha fatto i conti con l’inesauribile sete di risparmio di alcune Regioni, in perenne debito di ossigeno liquido (ossia risorse). È il caso del Lazio, che ha iniziato il 2024 con un debito sulla spesa sanitaria di oltre 22 miliardi (ereditati dalla giunta precedente, a detta del governatore Francesco Rocca) e ora deve correre ai ripari. L’ha fatto con una legge regionale, la 9/2024 del 5 giugno scorso, che all’articolo 6 fissa nuovi meccanismi per la remunerazione della dpc: in sostanza, il compenso dele corrispondere «alla media calcolata sui primi quattro valori in ordine crescente del “costo servizio medio” delle Regioni riportati nel rapporto annuale più recente dell’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (OsMed) dell’Agenzia italiana per il farmaco (AIFA)».

 

 

La disposizione è appesantita dalle consuete cripticità del burocratese, ma adeguatamente tradotta significa che se attualmente le farmacie laziali percepiscono sulla dpc un compenso che in media ammonta a 10,48 euro (in Emilia Romagna si ferma a 4,17 euro), con il primo accordo che recepirà la disposizione di legge l’onorario dovrebbe crollare ad almeno un terzo.

Non solo: la Regione sta anche temporeggiando da diverse settimane sul passaggio dalla dpc alla convenzionata delle gliptine che l’Aifa aveva riclassificato dal pht alla classe A all’inizio di maggio. Come si ricorderà, l’Agenzia aveva dato tempo un po’ di tempo alle Regioni perché smaltissero le scorte della distribuzione per conto prima di recepire il provvedimento, ma l’amministrazione laziale ha fatto sapere nei giorni scorsi che a suo parere il provvedimento dell’Aifa non è perentorio, in altri termini le Regioni non sarebbero tenute ad adeguarsi. Per le farmacie del Lazio, che nel passaggio da vecchia a nuova remunerazione non avevano sostanzialmente guadagnato nulla, si prospetta una stretta alla cinghia non indifferente.