La spesa farmaceutica convenzionata rischia di diventare il bancomat della spesa per gli acquisti diretti, una sorta di “riserva aurea” alla quale attingere per coprire (anche solo in parte) gli sfondamenti della farmaceutica ospedaliera e della distribuzione diretta. E’ il rischio che si prospetta con l’emendamento 96.37 bis alla Manovra, che dispone la compensazione automatica quando uno dei due tetti sfonda e l’altro mostra invece un avanzo. «A decorrere dal 2022» recita il testo «nel caso in cui si verifichi lo sforamento di uno soltanto dei due tetti per la spesa farmaceutica per acquisti diretti e convenzionata, le risorse derivanti dal mancato raggiungimento di uno dei tetti sono detratte dal valore della spesa eccedente l’altro tetto, con esclusivo riferimento al singolo anno in cui lo sforamento è accertato, al netto della spesa per gas medicinali».
L’emendamento (primo firmatario Alan Ferrari, senatore Pd) fa parte delle circa 700 proposte che nei giorni scorsi sono state segnalate dai partiti alla commissione Bilancio di Palazzo Madama, dove il testo della Manovra è attualmente all’esame. Rispetto alle oltre 6mila proposte di modifica inizialmente presentate ne è sopravvissuto poco più del 10% e tra gli emendamenti cestinati ce ne sono diversi di diretto interesse per la farmacia. In particolare, è saltata la proposta che autorizzava «accordi di remunerazione sperimentale con le farmacie per la distribuzione convenzionata dei farmaci esclusi dalla lista Pht, mantenendo le scontistiche applicate dall’industria al prezzo ex-factory per la cessione al Ssn». L’Aifa, proseguiva l’emendamento, «provvede entro 90 giorni alla revisione del Prontuario della distribuzione diretta, destinando i medicinali per i quali siano cessate le esigenze di controllo ricorrente da parte della struttura pubblica alla distribuzione in regime convenzionale, e alla definizione degli accordi di remunerazione sperimentale con le associazioni sindacali delle farmacie convenzionate».
Anche se l’iter della Manovra è soltanto agli inizi (quello del Senato è il primo passaggio) le avvisaglie che arrivano dalla commissione Bilancio mettono sul chi vive: l’emendamento 96.37 bis sulla compensazione dei tetti, così come il gemello 96.11 (primo firmatario Massimo Ferro, Fibp-Udc), rischia di mangiarsi quegli avanzi della convenzionata su cui Federfarma nazionale fa affidamento per la sua (ancora irrealizzata) riforma della remunerazione. E sui quali fa affidamento anche chi, nel sindacato, osteggia la riforma ma condivide l’obiettivo di spostare dalla diretta alla convenzionata i farmaci di uso più consolidato, facendo perno su quelle risorse non spese.
Non resta che seguire con estrema attenzione il prosieguo dell’iter. Una considerazione che vale anche per gli altri emendamenti di diretto interesse per la farmacia che sono “sopravvissuti” allo sfondamento in commissione Bilancio: per esempio il 93.4, che modifica la legge 405/2001 ammettendo le associazioni dei distributori intermedi ai tavoli dove si discutono gli accordi regionali per la dpc; oppure i due emendamenti gemelli 90.1 e 90.2, che istituzionalizzano la vaccinazione antinfluenzale in farmacia e stanziano le risorse con cui coprire l’attività anche nel 2022; O ancora, per finire, la proposta 102.0.102 che punta a estendere alle parafarmacie la somministrazione dei test antigenici e dei vaccini covid.