La transizione al nuovo sistema europeo di tracciatura dei farmaci? Sarebbe opportuno che fosse graduale, che contemplasse una moratoria sulle sanzioni alle farmacie, ne riducesse l’onerosità e infine che venissero fornite adeguate garanzie rispetto alla privacy. Sono le richieste formulate da Federfarma nell’audizione convocata mercoledì scorso dalla commissione Affari sociali della Camera per ascoltare le osservazioni della filiera sul decreto legislativo che fissa il passaggio al cosiddetto Datamatrix, il sistema che del 9 febbraio 2025 sostituirà i bollini adesivi sulle confezioni dei medicinali.
Davanti alla Commissione, che nella stessa giornata ha sentito anche Farmindustria e il presidente dell’Aifa, Robert Nisticò, il sindacato ha ribadito le proprie preoccupazioni per l’impatto del decreto. «Nelle farmacie italiane» ha ricordato il presidente nazionale Marco Cossolo «vengono dispensati circa un miliardo e mezzo di confezioni l’anno, che dovrebbero essere adeguate al nuovo sistema di tracciatura». Un sistema, ha osservato, che ancora non è perfettamente a regime nei Paesi dove è entrato in funzione dal 2019: la farmacia che eroga il farmaco, ha fatto notare Cossolo, dovrebbe ricevere dal sistema un’indicazione sulla genuinità della confezione entro trecento millisecondi, ma «le esperienze che sono state fatte all’estero dimostrano che questo effettivamente non succede».
Altra inefficienza i cosiddetti falsi positivi, ossia confezioni che il sistema dà per contraffatte nel momento in cui la farmacia legge il codice datamatrix sulla scatola e invece sono genuine. «Negli altri Paesi il sistema segnala falsi nello 0,8% dei casi, sembra poco ma stiamo parlando di oltre un milione di confezioni all’anno: il sistema fa scattare l’alert e la farmacia blocca l’erogazione, anche se la scatola è originale».
Per tale ragione, ha continuato Cossolo, «dovrebbe essere previsto un periodo di sperimentazione che consenta di testare e mettere a punto il sistema, altrimenti bisogna trovare una soluzione di riserva per bypassarlo. Nei paesi che sono già partiti, segnatamente Francia, Germania, Spagna, il sistema non è efficiente».
Seconda proposta, andrebbe prevista «una moratoria delle sanzioni fino alla completa validazione, perché altrimenti il farmacista è costretto, in caso di falso alert, a negare l’erogazione del farmaco». Ma sarebbe anche opportuno, ha osservato Cossolo, «un riproporzionamento delle sanzioni, che nel decreto vanno da 33mila a 80.000 euro per ogni erogazione irregolare».
Infine la questione della privacy: «Le farmacie» ha spiegato Cossolo «trasmettono i dati al Mef in base a quanto previsto dall’articolo 50 e dall’articolo 34. Occorrerebbe quindi che il decreto legislativo coinvolgesse anche il ministero delle Finanze, affinché vengano condivisi i disciplinari tecnici. Altrimenti le farmacie potrebbero trovarsi costrette a trasmettere due file diversi con problemi per parte pubblica in quanto a controllo della spesa farmaceutica». Inoltre, «andrebbe anonimizzato il dato della farmacia che trasmette, altrimenti è abbastanza agevole risalire alla persona che ha consumato il farmaco».