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Datamatrix, sconcerto da Farmindustria ed Egualia su ultima bozza di decreto

21 Dicembre 2024

Dopo la «mazzata» della Legge di Bilancio, che ha ridotto al 66% le spettanze dei produttori sul farmaco rimborsato, lo sconcerto per le misure legate al passaggio dal prossimo 9 febbraio al nuovo sistema di tracciatura dei medicinali, su datamatrix. Lo esprimono Farmindustria ed Egualia in un comunicato congiunto diffuso ieri, dopo avere appreso dalla stampa specializzata i contenuti dell’ultima bozza di decreto legislativo che doveva approdare ieri in Consiglio dei ministri ma è slittata a data da definirsi.

«Nei testi circolati» recita la nota stampa «mancherebbero elementi ovvi come il necessario periodo di transizione di almeno 24 mesi per gli adempimenti richiesti alle aziende e come la certezza di poter continuare ad operare secondo gli standard oggi vigenti per un periodo atto ad aggiornare le proprie procedure. La legge delega prevede un tempo congruo di adattamento, tutti i Paesi lo hanno. Solo in Italia mancherebbe».

Nel rispetto di altre normative, prosegue il comunicato, le aziende non potrebbero così procedere al rilascio per la commercializzazione dei lotti dei farmaci prodotti dopo il 9 febbraio 2025. Questo significherebbe il rischio concreto e drammatico di carenze di medicinali, anche per patologie gravi, e di blocco della produzione. Avrebbe anche effetti critici sull’ occupazione.

Uno stato di crisi, dunque, con conseguenze pesanti per tutto il Paese, che deve essere evitato senz’altro. L’industria ha più volte rappresentato alle Istituzioni questi rischi sin dal 2022, offrendo la più ampia disponibilità al confronto.

«Senza l’immediata presa d’atto da parte del Governo di quanto segnalato dall’industria, da sempre impegnata per la continuità nella fornitura dei medicinali» conclude la nota «le imprese sarebbero costrette a dichiarare, senza alcuna responsabilità, carenze per moltissimi medicinali con prevedibili allarmi sociali. Sarebbe un esito incredibile per quanti hanno a cuore il bene dell’Italia. E l’industria farmaceutica è certamente tra questi».