Diecimila farmacie servite ogni giorno, 850 milioni di confezioni movimentate, 150 milioni di chilometri percorsi per una gestione complessiva di 15 milioni di consegne. Sono i numeri che macinano le cooperative della distribuzione intermedia controllate dai farmacisti secondo il III Rapporto di Federfarma Servizi, l’analisi annuale che l’associazione di categoria ha presentato ieri a Roma in occasione della sua convention 2024. A queste cifre fanno da contraltare i margini con cui vengono remunerati i grossisti del farmaco: in media 60 centesimi a confezione, a fronte di costi che arrivano a 90 centesimi. «È questa la fotografia che ritrae la crisi in cui versa il comparto» ha sottolineato nel suo intervento di apertura il presidente di Federfarma Servizi, Antonello Mirone «in assenza di misure correttive è a rischio non soltanto il settore ma tutto il sistema della salute».
Di qui l’apprezzamento delle cooperative della distribuzione per l’articolo 57 del ddl Bilancio (attualmente all’esame della Camera), che toglie all’industria lo 0,65% della sua quota di spettanza per darlo ai distributori (e introduce dal 2026 una quota fissa a confezione di 0,05 euro sui farmaci di fascia A). «Dopo anni di appelli qualcosa si muove» ha detto Mirone «e questi interventi potrebbero rappresentare una boccata di ossigeno per un settore che continua a svolgere un ruolo determinante nella filiera della salute, con un impatto diretto e positivo sulla vita della collettività».
Farmindustria ed Egualia, tuttavia, non condividono per nulla il provvedimento e alla convention il vicepresidente degli industriali del generico, Salvatore Butti, ha spiegato i motivi: «Siamo d’accordo sul fatto che la distribuzione vada sostenuta» ha detto nel suo intervento «ma la misura sullo 0,65% non è la soluzione. La nostra idea invece è che la sostenibilità del comparto intermedio si assicura rendendo incontendibile (cioè non scontabile, ndr) la quota del 3% che la legge riserva ai grossisti. Quello 0,65% in meno all’industria significherebbe togliere al comparto 100 milioni di euro, con rischi non indifferenti sulla disponibilità di farmaci equivalenti che oggi le aziende del generico producono con grande fatica».
Tra gli emendamenti alla Manovra attualmente all’esame della commissione Bilancio, in effetti, ce n’è uno (Cappellacci, 57.5) che renderebbe incedibile il 3% spettante ai distributori e garantirebbe quindi al comparto un recupero di risorse ben più consistente, ma alla convention Mirone ha confermato la sua preferenza per lo 0,65%: «Sarei favorevolissimo a un’ipotesi di questo genere» ha risposto «ma non c’è tempo e il comparto ha bisogno di risposte urgenti. L’articolo 57 è un inizio, poi si potranno fare altre cose ancora.