Ancora deve essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni ma già delude lo schema di decreto del ministero della Salute che individua le nove Regioni dove sperimentare la remunerazione della farmacia dei servizi. E’ il caso di Federfarma Toscana, che con il suo presidente, Marco Nocentini Mungai, parla espressamente di «stupore e disappunto» per la scelta di escludere la sua Regione dal “pool” delle elette. Come riferito ieri, la bozza di decreto seleziona le amministrazioni regionali che, in tre scaglioni progressivi, si cimenteranno nella sperimentazione prevista dalla Legge di Bilancio per il 2018: Piemonte, Lazio e Puglia cominceranno già da quest’anno; Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia si aggiungeranno dal 2019; Veneto, Umbria e Campania dal 2020.
Esserci ha il suo peso, perché la Manovra aveva messo sul piatto 36 milioni di euro (6 il primo anno, 12 il secondo e 18 il terzo) che serviranno a remunerare i farmacisti ma prima ancora a finanziare programmi diretti a misurare le potenzialità della farmacia in servizi per la governance di sistema. Ed è proprio da qui che origina il disappunto di Nocentini Mungai: «Se l’esclusione ci sorprende» spiega a FPress «non è per campanilismi da Granducato, ma perché qui è in uno stadio avanzato di approntamento un progetto sulla pharmaceutical care di forte rilevanza».
Si tratta della sperimentazione in cantiere all’Asl Toscana Sud Est – con la partecipazione di Federfarma, Fofi e Assofarm – che mira a integrare le farmacie del territorio nei team di cure primarie con medici di famiglia, specialisti e infermieri, per costruire attorno al paziente una rete multidisciplinare orientata alla continuità della presa in carico e al monitoraggio delle terapie. Fortemente voluto dal dg dell’Azienda sanitaria toscana, Enrico Desideri, il progetto si era guadagnato l’estate scorsa il sostegno di Federfarma regionale e della Federazione nazionale, che ne avevano intuito le potenzialità rispetto al confronto in corso con le Regioni sul rinnovo della Convenzione: la sperimentazione, infatti, si dovrebbe protrarre per 3-4 anni ma già al termine del primo anno fornirà dati attendibili sui benefici generati dal monitoraggio in farmacia dell’aderenza terapeutica. Il tutto grazie alla supervisione di un comitato scientifico istituito sotto l’egida del programma. «Stiamo parlando di un progetto» continua Nocentini Mungai «che produrrà dati certificati da un ente pubblico». Dati, cioè, ai quali le Regioni non potranno opporre obiezioni dovessero un giorno essere portati al tavolo negoziale.
Comprensibile, quindi, che Federfarma Toscana non voglia farsi da parte. «Chiederemo alla Federazione che intervenga perché la nostra Regione non sia lasciata fuori» conferma il presidente dell’Urtofar. Anche perché è interesse pure del sindacato nazionale che il progetto dell’Asl Toscana Sud Est benefici dei fondi messi a disposizione dalla Legge di Bilancio: alla copertura dei costi della sperimentazione, infatti, Federfarma dovrebbe partecipare con un contributo di circa 280mila euro, ripartito su quattro anni e condiviso con Promofarma (che parteciperà con una piattaforma per la raccolta dei dati) e Urtofar (altri 80mila arrivano “fifty-fifty” dalla Fofi e da Assofarm). Fondi che, nelle speranze dei partecipanti, andrebbero spesi soltanto in minima parte grazie proprio all’inclusione della Toscana nel pool delle Regioni sperimentatrici. Se ne riparlerà domani, forse: con due giunte regionali in fase di rinnovo per il voto di domenica, l’esame del decreto in Stato-Regioni potrebbe anche slittare.