Il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio per il 2020 è in vigore dall’altro ieri con la norma che impone alle farmacie l’invio telematico dei corrispettivi giornalieri soltanto al Sistema tessera sanitaria. L’obbligo è sancito dall’articolo 15 e il testo è quello che FPress aveva già anticipato una decina di giorni fa: «A decorrere dal 1° luglio 2020», recita il provvedimento, i titolari adempiono all’obbligo di cui all’articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 127/2015 «esclusivamente mediante la memorizzazione elettronica e la trasmissione dei dati giornalieri al Sistema Ts».
La novità sta tutta nell’avverbio «esclusivamente», perché oggi il d.lgs (all’articolo 2, comma 6-quater) lascia alle farmacie due opzioni: inviare all’Agenzia delle Entrate o a Sogei. Per il cosiddetto “effetto gregge” tutti i produttori di registratori telematici hanno impostato le proprie macchine perché trasmettano online all’Agenzia delle Entrate, quindi al momento nessuna farmacia spedisce al Sistema Ts. Ora però il legislatore si è accorto che occorre mettere un po’ di ordine nel flusso dei dati e così è scattato il dietrofront: dal prossimo luglio gli esercizi dalla croce verde invieranno allo stesso destinatario che già riceve i dati degli scontrini fiscali e quelli delle ricette elettroniche.
Per quanto sensato, il cambiamento di programma rischia però di costringere le farmacie ad affrontare costi tecnici non indifferenti. I produttori hanno appena iniziato a valutare l’entità degli interventi da mettere in campo, ma è già acclarato che l’aggiornamento delle macchine comporterà l’installazione di un nuovo firmware, un’operazione che non si potrà effettuare in remoto ma obbligherà a lavorare direttamente sugli apparecchi, in farmacia. E non sarà cosa di minuti: prima sarà necessario “defiscalizzare” il registratore, quindi andrà effettuato l’aggiornamento, infine si dovrà “rifiscalizzarlo”.
Rischiano di non salvarsi dalla spesa aggiuntiva nemmeno gli esercizi con fatturato annuo sotto i 400mila euro, che dovrebbero cominciare a trasmettere online i corrispettivi dal primo gennaio prossimo. Chi è riuscito già ad acquistare il registratore telematico dovrà farlo modificare, chi lo riceverà nei prossimi mesi difficilmente riuscirà ad avere una macchina già in linea con il Decreto fiscale, perché i produttori non hanno ancora iniziato a ragionare sulle modifiche al firmware (il decreto, in fondo, è in vigore soltanto da due giorni).
Corrispettivi a parte, il Collegato fiscale presenta un altro paio di provvedimenti di diretto intersse per le farmacie. Innanzitutto c’è la proroga per un altro anno della norma che obbliga le farmacie (così come i medici e gli altri operatori della sanità) alla fatturazione elettronica dei prodotti o servizi che il contribuente può portare in detrazione. La disposizione (sancita sempre dal decreto legislativo 127/2015, all’articolo 1, comma 3) avrebbe dovuto entrare in vigore un anno fa ma i paletti del Garante per la privacy imposero un rinvio che ora viene prolungato di altri 12 mesi.
Infine c’è la norma che – sempre dal primo luglio 2020 – introduce una sanzione di 30 euro più il 4% del valore della transazione a carico dei commercianti e professionisti che non accettano pagamenti in moneta elettronica, di qualsiasi importo. In cambio, il decreto fiscale concede un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni applicate sui pagamenti elettronici, ma soltanto alle imprese «che nell’anno d’imposta precedente abbiano avuto ricavi/compensi non superiori a 400mila euro». «Ilricorso allo strumento del credito di imposta per la riduzione delle commissioni su carte di credito e di debito è utile» ha commentato ieri Confcommercio «ma la dotazione di cui si parla (26,95 milioni di euro per il 2020 e 53,9 milioni di euro a regime) è insufficiente per una risposta “sistemica”, dato che il monte commissioni si aggira attorno a 1,5 miliardi annui».