Dalle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato arriva un giro di vite per le farmacie del capitale. Non quello per cui faceva il tifo la maggioranza dei farmacisti titolari, però: niente tetti sulle quote societarie, bensì l’abbassamento dal 20 al 10% del numero massimo di esercizi che ogni catena può controllare in ciascuna regione. Questo è quanto prevede l’emendamento 9.0.19 al decreto semplificazioni che le commissioni riunite hanno approvato ieri sera, nell’ultima delle tre sedute dedicate in giornata all’esame del ddl di conversione. In particolare, la proposta di modifica (primo firmatario Stefano Patuanelli, M5S) riscrive i commi 158 e 159 della Legge 124/2017 sulla concorrenza, stabilendo che «i soggetti di cui al comma 1 dell’articolo 7 della legge 362/1991 possono controllare, direttamente o indirettamente, ai sensi degli articoli 2359 e seguenti del codice civile, non più del 10 per cento delle farmacie esistenti nel territorio della medesima regione o provincia autonoma». In caso di mancato rispetto, l’Antitrust «applica una sanzione di 100mila euro per ogni esercizio di cui la società sia titolare e che risulti eccedente rispetto al limite di cui al primo comma».
L’approvazione dell’emendamento rende a questo punto improbabile il recupero delle proposte che, sempre in tema di società di farmacia, introducevano un tetto alla partecipazione dei soci di capitale e lunedì erano state accantonate dalle commissioni. Una di queste, la 9.0.17 (prima firmataria Fregolent, Lega), era stata ripresentata ieri mattina in una nuova formulazione, per poi essere ritirata nella serata in concomitanza con l’approvazione della proposta Patuanelli. Questo emendamento così come quelli accantonati nei giorni scorsi (9.0.11 e 9.0.18 Errani, 9.0.16 Di Piazza) potranno essere ripresentati quando il ddl di conversione approderà in aula, forse per la fine di questa settimana sempre che il Governo non intervenga con nuovi emendamenti.