La distribuzione diretta, con il suo fardello di ombre e opacità mai chiarite sui suoi reali costi, torna a riscaldare i rapporti tra farmacie del territorio e farmacisti del Ssn, come da tempo non accadeva. La benzina l’aveva messa Federfarma un paio di settimane fa, con la circolare che invitava gli associati a segnalare – anche con foto e video – i casi di spreco generati nella distribuzione diretta dai pazienti che decedono o cambiano terapia e quindi lasciano inutilizzate decine di confezioni. Il fiammifero invece l’ha acceso l’altro ieri la Sifo, con un lungo comunicato che da una parte rimprovera a Federfarma «dichiarazioni in cui si riportano dati che non appaiono puntualmente verificabili» e dall’altro ricorda il «tavolo di lavoro e consultazione» sui costi comparati di diretta, dpc e convenzionata, avviato l’anno scorso con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e le sigle della filiera (Fofi, Federfarma, Assofarm, Farmacieunite, Adf, Federfarma Servizi, Assoram e Sinafo, più il contributo esterno di Cittadinanzattiva).
A quel tavolo, sostiene nel comunicato la presidente della società scientifica, Simona Creazzola (foto), sarebbe stato elaborato «un documento capace di indicare una metodologia di riferimento per selezionare la modalità distributiva dei farmaci più appropriata». Un documento, spiega qualche riga dopo, che «potrà rappresentare uno strumento utile e pratico da restituire alla riflessione degli organismi decisionali, per un auspicabile approccio multidimensionale e multidisciplinare» ai diversi modelli distributivi. Peccato però che nessuna delle altre sigle presenti a quel tavolo abbia ricordo di tale lavoro. «L’accordo da cui era nato quel gruppo tecnico» ricorda il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi «stabiliva che qualsiasi documento ne fosse uscito avrebbe dovuto essere condiviso tra tutti i partecipanti. Non abbiamo mai sottoscritto nulla, quindi qualsiasi cosa tirerà fuori la Sifo sarà soltanto una sua iniziativa unilaterale».
A che cosa fa riferimento, allora, il comunicato della presidente Creazzola? Forse all’algoritmo che la Scuola Sant’Anna mostrò in due distinte sedute, una a gennaio e la seconda a maggio, quando venne ripresentata una versione integrata e migliorata della prima: si trattava di una griglia tipo “excel” nella quale varie formule consentivano di calcolare la convenienza dei vari modelli sulla base di alcuni parametri base (prezzo di acquisto del farmaco, compensi alle farmacie territoriali per la dpc eccetera); inseriti nelle loro caselle tali valori, il foglio elettronico restituiva il costo finale che l’Asl o la Regione avrebbero dovuto affrontare in caso di distribuzione in convenzionata, in dpc o in diretta, calcolando automaticamente costi di magazzino, personale e così via.
Quando venne presentato al tavolo, a gennaio, le sigle della filiera riversarono sull’algoritmo una valanga di critiche, perché mancava ogni spiegazione sulle formule e alcune prove pratiche rivelarono che con quella griglia la diretta risultava più conveniente di dpc e convenzionata per gran parte dei farmaci in commercio. E poi non considerava i costi sociali, ossia gli oneri affrontati dagli assistiti per accedere al farmaco.
A maggio, così, la Sifo presentò una seconda versione dell’algoritmo, in cui comparivano sì alcune voci relative agli oneri “sociali” (distanza media della farmacia ospedaliera dall’abitazione, costo medio al chilometro, tempo richiesto per l’accesso al farmaco, numero di consegne al mese, salario dell’assistito e così via), ma non c’erano le formule che rendessero attive tali voci nell’ambito dell’algoritmo: in altri termini, il confronto tra canali distributivi rimaneva confinato ai soli costi diretti. Alla richiesta di chiarimenti, la Sifo rispose che tale scelta dipendeva dalla volontà di lasciare alle singole regioni la scelta (politica) se computare o meno gli oneri sociali, una replica che mandò su tutte le furie le altre sigle e fece di fatto arenare il tavolo.
Di qui l’alto là che oggi la filiera del farmaco rivolge alla società scientifica dei farmacisti ospedalieri: «Non ci risultano nuove convocazioni al tavolo tecnico» aggiunge il presidente di Federfarma Servizi, Antonello Mirone «quindi nessuno può attribuire a quel gruppo un documento che non c’è». «Se la Sifo vuole riprendere i lavori di quel tavolo pronti a partecipare» commenta il presidente di Federfarma, Marco Cossolo «ma qualsiasi documento che oggi la società scientifica volesse presentare sarebbe soltanto una sua iniziativa. Neanche troppo corretta, mi pare». «Quella della Sifo pare un’accelerazione unilaterale, che sembra tanto assomigliare a un diversivo» dice infine il presidente di Farmacieunite, Franco Gariboldi Muschietti «di certo dal tavolo non è uscito alcun documento condiviso».
L’altolà cela anche qualche preoccupazione: il passaggio del comunicato in cui Creazzola parla di «strumento utile e pratico da restituire alla riflessione degli organismi decisionali» potrebbe anche sottintendere l’intenzione di presentare a breve l’algoritmo del Sant’Anna alla vasta platea dei manager e degli assessori della sanità pubblica, anche senza condivisione delle altre sigle del tavolo. E sarebbero guai, perché come si è detto la griglia omette i costi sociali e dà la distribuzione diretta vincente su quasi tutta la linea.