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Distributori intermedi all’attacco: nella Manovra nessuna misura per noi

3 Novembre 2023

Desta viva preoccupazione tra le aziende della distribuzione intermedia del farmaco l’assenza, nel ddl Bilancio trasmesso la settimana passata al Senato per l’esame nelle commissioni, di misure «che affrontino le molteplici e gravissime problematiche del settore». È quanto scrivono le due associazioni dei grossisti, Adf e Federfarma Servizi, in comunicato che riferisce della nota inviata nei giorni scorsi al sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, per sottolineare «la necessità di interventi ad hoc in un momento di straordinaria criticità per il comparto e per l’intera filiera, di cui i distributori sono l’anello centrale». Non si può intervenire sulla farmaceutica, scrivono le due organizzazioni, «senza una visione di sistema che contempli tutti gli attori coinvolti. Invece le misure della Manovra, in particolare quelle che modificano la distribuzione dei medicinali (con uno “scivolo” che dovrebbe agevolare il passaggio dei farmaci di uso più consolidato dalla diretta a dpc e canale convenzionato, ndr), non tengono conto del ruolo essenziale della categoria e anzi sembrano ignorare la grave crisi che ormai da tempo affligge il comparto».

Per anni, ricordano in particolare il presidente di Adf Walter Farris e il presidente di Federfarma Servizi, Antonello Mirone, «abbiamo segnalato in tutte le sedi istituzionali che le nostre aziende sono costrette da anni a consegnare in perdita i farmaci rimborsati dal Ssn, circa 0,26 euro per ogni confezione come attesta un’analisi condotta un paio di anni fa dall’Università Sapienza di Roma». Inoltre, proseguono i due presidenti, da un biennio circa i distributori intermedi del farmaco «sono schiacciati da un eccezionale aumento di costi operativi e gestionali, acuiti dall’impennata dei tassi di interesse e dall’inflazione: per alcune delle nostre aziende, la variazione dei costi finanziari tra 2022 e 2023 ha superato il 389%».

In tale scenario, prosegue la nota di Adf e Federfarma Servizi, «neppure l’eventuale passaggio dalla distribuzione diretta alla dpc di alcuni farmaci, come previsto dalla Manovra, arrecherebbe apprezzabili benefici al comparto. Va ricordato infatti che a oggi la distribuzione per conto si basa su modalità estremamente differenziate a livello regionale. concordate dalla parte pubblica attraverso accordi con le sole farmacie e senza alcun riconoscimento formale del ruolo recitato dalla distribuzione intermedia».

Una riforma di sistema sulla remunerazione e sulla distribuzione dei medicinali nei tre canali della diretta, dpc e convenzionata – prosegue il comunicato di Adf e Federfarma Servizi – «deve necessariamente prevedere misure per i Distributori Intermedi. Diversamente, c’è il rischio che si disarticoli la catena stessa di fornitura, con ricadute sulla sanità nazionale, sui suoi attori e soprattutto sui pazientiù. Ci attendiamo quindi interventi chiari, rivolti alle esigenze specifiche del comparto, e un coinvolgimento al pari dell’industria e della farmacia per il riconoscimento della giusta remunerazione del servizio essenziale svolto a favore del cittadino nell’ambito del Ssn». In particolare, scrivono ancora Farris e Mirone, le aziende della distriuzion4e si attendono due interventi: l’indicazione della quota del 3% quale «margine minimo fisso» per i grossisti e il coinvolgimento delle rappresentanze dei distributori intermedi ai tavoli regionali dove vengono discussi gli accordi sulla dpc insieme alle associazioni delle farmacie. Due misure, specificano i due presidenti, che non comporterebbero oneri per il Bilancio dello Stato.