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Servizi, bilancio deludente dal Rapporto Federfarma-Cittadinanzattiva

21 Novembre 2018

In buona parte del Paese la farmacia dei servizi rimane un’aspirazione più che una realtà, nonostante siano passati quasi dieci anni dal decreto legislativo (153/2009) che ne aveva gettato le fondamenta. E’ quanto emerge dal primo Rapporto annuale sulla farmacia, realizzato da Cittadinanzattiva e Federfarma con il sostegno non condizionato di Teva. Presentata ieri alla stampa e alla politica, l’indagine si basa sulle risposte fornite dalle 1.275 farmacie che hanno risposto al questionario diffuso dalla Federazione (il 7,5% circa degli esercizi associati) e rimanda un panorama poco confortante. I servizi più innovativi cui aveva dato “luce verde” il decreto del 2009 rimangono ancora al palo o quasi (solo il 7% delle farmacie del territorio viene coinvolto nei programmi di Assistenza domiciliare integrata, la presenza in farmacia di altre figure professionali come infermieri, fisioterapisti e psicologi oscilla tra il 6 e il 12%), quelli invece “storici”, che le farmacie già erogavano, hanno maggiore diffusione ma non sono la regola: il Cup è presente nel 63% delle farmacie intervistate, ma soltanto il 40% effettua anche la consegna dei referti e il 44% il pagamento del ticket. Nell’85% dei casi è l’Asl a remunerare il servizio, mediante compensi che variano da 1 a 3 euro, nel restante 15% pagano gli assistiti.

Discreti anche i numeri relativi alle prestazioni analitiche di prima istanza: il 78% delle farmacie eroga test ed esami diagnostici (principalmente glicemia, 96%, colesterolo totale, 92%, trigliceridi, 83% ed emoglobina glicata, 50%) e il 64% esami di secondo livello mediante dispositivi strumentali, anche se la telemedicina/telecardiologia rimane un’opportunità ancora poco sfruttata (28%).

Massiccia invece la partecipazione delle farmacie alle campagne di prevenzione e screening realizzate dalle Asl e Regioni: il tasso tra le farmacie campione arriva all’87%, anche se il 70% ha preso parte fornendo soltanto informazione e orientamento. Campagne a parte, poi, il 44% partecipa a progetti e iniziative a supporto dell’aderenza terapeutica per persone affette da patologie croniche, in particolare per patologie cardio-vascolari (73%), endocrine (67%), respiratorie (46%) e metaboliche (35%). Sono comunque numeri importanti se si tiene conto che nel 90% i servizi svolti in tali iniziative sono remunerati solo nel 4% dei casi dalla Regione, in un altro 4% dall’Asl e nel 2% dalle case farmaceutiche. Si tratta principalmente di servizi di tutoraggio alla persona (60%), di reminder per l’assunzione della terapia (41%) o di supporto all’aderenza terapeutica mediante strumenti innovativi (20%).

«L’idea di realizzare un rapporto annuale sulla farmacia quale presidio del Servizio sanitario nazionale» è il commento di Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinazattiva «nasce dalla considerazione che, nell’attuale contesto, la farmacia può dare un contributo importante a garantire la sostenibilità del sistema, diminuire le disuguaglianze, portare la sanità più vicina al cittadino». «E’ sotto gli occhi di tutti che la farmacia dei servizi stenta a decollare» ha aggiunto il presidente di Federfarma, marco Cossolo «e che le farmacie, pur con tutta la buona volontà, restano spesso escluse dai processi di presa in carico dei pazienti cronici. Ci siamo chiesti il perché di questa situazione e abbiamo deciso di approfondire le motivazioni che ne sono alla base». «La farmacia» ha detto infine il presidente della Fofi, Andrea mandelli «non è ancora messa in condizione di esprimere tutto il suo potenziale: la presa in carico del paziente cronico, il supporto all’aderenza alle terapie, la gestione del Dossier farmaceutico inserito nel Fascicolo sanitario elettronico, e tutte le prestazioni professionali che hanno dimostrato la loro utilità per il miglioramento delle cure, devono essere implementate in modo uniforme sul territorio nazionale, in particolare nelle aree meno presidiate».