Dovrebbero essere Piemonte, Lazio e Puglia le tre Regioni che per prime sperimenteranno la remunerazione della farmacia dei servizi, il programma triennale disegnato dalla Manovra 2018 «al fine di consentire l’attuazione delle disposizioni del d.lgs 153/2009». Questo almeno è quanto prevede lo schema di decreto del ministero della Salute che RifDay ha anticipato ieri e che la Conferenza Stato-Regioni dovrebbe esaminare e votare nella seduta di giovedì prossimo, secondo quanto riporta l’ordine del giorno pubblicato sul sito delle Regioni. Come si ricorderà, la Legge di Bilancio stanziava per la sperimentazione 36 milioni di euro, sei per il 2018, 12 per il 2019 e 18 per il 2020. Stessa progressione per le Regioni e le farmacie da coinvolgere: tre quest’anno, altre tre nel 2019 e tre ancora l’anno dopo, per un totale di nove. E i tre scaglioni, avvertiva la Manovra, dovranno essere composti «tenendo conto dell’esigenza di garantire la rappresentatività delle aree geografiche del Nord, del Centro e del Sud».
Lo schema di decreto rispetta fedelmente le indicazioni di legge: nel primo scaglione, come detto, figurano Piemonte, Lazio e Puglia; nel secondo, che si aggiungerà l’anno prossimo, rientrano Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia; nel terzo (in sperimentazione dal 2020) Veneto, Umbria e Campania. Ma più che le presenze, fanno notizia le assenze: dalle nove infatti resta fuori la Toscana, a vantaggio di una regione – l’Umbria – che neanche avrebbe potuto figurare se non fosse stato per il maxiemendamento del Governo alla Manovra. Nei commi relativi alla sperimentazione, infatti, era stata aggiunta in Senato una modifica a firma Mandelli-D’Ambrosio Lettieri che limitava il reclutamento alle sole Regioni con almeno due milioni di abitanti (allo scopo di assicurare alla sperimentazione la più ampia base dati possibile). Dunque l’Umbria, con una popolazione di meno di 900mila residenti, sarebbe rimasta fuori. Nel maxiemendamento del Governo presentato all’aula di Palazzo Madama per chiudere velocemente l’iter della Manovra, tuttavia, la proposta dei due senatori della Fofi non c’era più. E così, oggi, lo schema di decreto del Ministero promuove l’Umbria e lascia invece fuori la Toscana, che fa 3,7 milioni di abitanti. Giovedì parola alle Regioni.