E’ tradizione che in questi giorni si accompagnino i saluti con i classici auguri di Buon anno, ma i farmacisti titolari sanno già che il 2021 un anno buono non sarà. E’ la riflessione che Farmacia Indipendente e Farmacie Rurali d’Italia affidano alla nota diffusa nei giorni scorsi per tracciare un bilancio dei dodici mesi appena passati e buttare uno sguardo su quelli entranti.
Il 2020, scrivono le due associazioni, «è stato un anno duro, impegnativo su tutti i fronti. Abbiamo affrontato una pandemia senza precedenti con professionalità, ma l’abbiamo fatto da soli, completamente soli e in balia di ogni tipo di evento». Nessun aiuto né dalla “rete delle reti” né dai vertici del sindacato nazionale, sia quando l’urgenza era quella di reperire articoli che fino a quel momento le farmacie avevano trattato raramente, come mascherine e igienizzanti, sia quando i farmacisti hanno cominciato a essere accusati di speculazione (il commissario Arcuri) oppure sono stati messi sotto indagine per irregolarità negli acquisti o nelle importazioni.
E la campagna antinfluenzale? Intanto che il sindacato inseguiva il suo effimero progetto del Farmacista vaccinatore, le farmacie scoprivano che per loro non ci sarebbero stati vaccini, né da somministrare né da distribuire in regime privato com’era sempre stato. Niente di concreto, nel 2020, neanche a proposito della riforma della remunerazione, nonostante da tempo la Presidenza nazionale di Federfarma rassicuri sulla sostenibilità e attuabilità della propria proposta grazie anche alla «valanga di milioni che dovrebbe giungere non si sa da dove».
Poi è arrivata la campagna di screening sierologici nelle farmacie dell’Emilia Romagna. Iniziativa meritevole della Regione «giustamente raccolta dai colleghi», che però ha messo in difficoltà i farmacisti del resto del Paese: come spiegare a chi chiede di sottoporsi allo screening che i test sono riservati al personale abilitato e non possono essere eseguiti dal farmacista o dal paziente? «In Consiglio delle Regioni non si è alzata nemmeno una voce per chiedere che il servizio fosse allargato a tutto il territorio nazionale. Unioni regionali e associazioni provinciali sono andate avanti in ordine sparso» e hanno concordato con i governi locali servizi uno diverso dall’altro.
Infine, «la ciliegina sulla torta»: i farmacisti si aspettavano dalla Legge di bilancio un “grazie” per tutto ciò che la farmacia aveva fatto nel 2020 e il grazie è arrivato, nella forma di un taglio di circa 1,2 miliardi di euro al tetto sulla spesa convenzionata. «Riteniamo con amarezza e delusione che non ci sia altro da aggiungere» concludono le due associazioni «se non che abbiamo compreso che l’attività sindacale di tutela della farmacia non sia nelle corde dell’attuale dirigenza. La dignità professionale avrebbe consigliato le dimissioni, ma in un Paese in cui non si dimette nessuno non vale la pena di sperarlo e poi il danno è fatto».