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Farmacie Rurali d’Italia: da parte del Governo nessuna collaborazione

9 Maggio 2020

«Basta puntare il dito contro i farmacisti, le mascherine da 61 centesimi ancora non esistono. Punto». Anche i farmacisti di Farmacie Rurali d’Italia dicono basta alla campagna di calunnie che da qualche giorno sta cercando di scaricare sulla categoria l’intera responsabilità della rinnovata penuria di mascherine. Sono tanti i cittadini che si rivolgono ai presidi sul territorio per chiedere questi dispositivi al prezzo democratico annunciato dal premier Conte, scrive l’associazione in una nota diffusa ieri, e le notizie che si stanno diffondendo è che siano i farmacisti a non volerle vendere.

«Nulla di più sbagliato» tuonano i rappresentati di Farmacie Rurali d’ Italia, Pasquale Sechi, Luigi Vito Sauro, Roberto Grubissa e Alfredo Orlandi «questi prodotti non sono mai arrivati. In questo momento sta passando il messaggio che le farmacie sono colpevoli perché non vogliono vendere questo prodotto, ma non è così. Il fatto è che il Governo e la Protezione civile hanno annunciato l’immissione sul mercato di forniture che ancora, di fatto, non sono disponibili. La filiera produttive non è ancora organizzata in modo tale da assicurare il prodotto a un costo così basso e i farmacisti, semplicemente, non riescono a trovarlo nei depositi dove quotidianamente si riforniscono. Stanno passando informazioni poco chiare, è ora di finirla».

Per l’associazione, all’origine c’è la totale assenza di collaborazione da parte del Governo. «Noi abbiamo sempre dato la più totale disponibilità» riprendono i quattro «con una serie di proposte tali da consentire una dispensazione corretta ed ottimale alla popolazione per il tramite del codice fiscale, elemento talmente democratico che avrebbe consentito a tutti di avere gratuitamente la propria mascherina. Non solo, ma si sarebbe potuto avere in tempo reale, per una verifica e gestione dei dati, la situazione della citata distribuzione. Si è preferito far pervenire nelle cassette postali delle bustine trasparenti con come unica indicazione lo stemma della Protezione Civile, senza il conforto di un cenno di corretto utilizzo. Così è difficilmente credibile continuare ad appellarsi al senso di responsabilità della popolazione».