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La Regione ER punta a portare nell’accordo sulla dpc il “modello” Romagna

14 Aprile 2023

L’Emilia-Romagna punta a “importare” nel nuovo accordo regionale per la dpc il progetto dell’Asl Romagna per la distribuzione in dpc di molecole classificate nella convenzionata. È quanto prevede l’ipotesi di intesa sulla quale stanno attualmente trattando Regione e sindacati dei titolari secondo Farmacieunite, che in un comunicato diffuso ieri fa il punto sul negoziato e “stoppa” le proposte di parte pubblica.

«La Regione» scrive in particolare il sindacato «ritiene indispensabile procedere a un sostanziale piano di risparmio che include la spesa farmaceutica. Ha quindi proposto un allargamento della lista dpc alla categoria dei farmaci per disturbi delle vie respiratorie: 1.240.000 pezzi (dato 2022) che “portano” oltre 50 milioni di fatturato alle farmacie della regione». «In sostanza» spiega a FPress il referente regionale di Farmacieunite, Stefano Ferretti «si tratta delle molecole R03, ossia una gran parte di quelle che oggi hanno ancora un prezzo al pubblico di qualche rilievo».

Secondo la proposta della Regione, le farmacie dovrebbero rinunciare alla dispensazione in convenzionata di questi farmaci e distribuirle in dpc con la remunerazione degli accordi precedenti, 3,20 euro a pezzo. «È l’onorario più basso di tutto il Paese» ricorda Ferretti «e la parte pubblica non ha promesso finora alcun aumento nel nuovo accordo, a parte 37 centesimi in più per le rurali a basso fatturato (che da 3,88 passerebbero quindi a 4,25, ndr)». Le uniche contropartite, consisterebbero nel trasferimento dalla diretta alla dpc di circa 650.000 confezioni di farmaci, ma in un arco di tempo di tre anni, e nel potenziamento della farmacia dei servizi.

Per Farmacieunite si tratta di condizioni nettamente peggiorative. «Il danno economico dovuto al trasferimento in dpc metterebbe seriamente a rischio la sostenibilità economica delle farmacie, soprattutto più deboli». Non va poi dimenticato che in Emilia Romagna la dpc comporta per le farmacie costi burocratici nettamente superiori (quattro volte la spedizione in convenzionata): «Le farmacie non soltanto devono caricare la ricetta due volte, in webdpc e nel Sar» osserva Ferretti «in aggiunta devono registrare e certificare il Piano terapeutico, perché qui facciamo da guardiani dei medici di famiglia».

Anche le proposte sui servizi in farmacia non entusiasmano Farmacieunite. «Porterebbero vantaggi alle farmacie più grandi e organizzate, quelle con bacini di utenza limitati invece farebbero fatica a recuperare gli investimenti necessari». Quanto ai pazienti, un aumento dei farmaci in dpc li costringerebbe a incrementare i doppi passaggi in farmacia.