Il ministro Speranza dice ai farmacisti di voler lavorare a una riforma del Ssn imperniata sulla prossimità – e quindi sulla farmacia del territorio – ma poi avvalla un taglio di circa 800 milioni al tetto della spesa farmaceutica convenzionata, quella che passa appunto per le farmacie. Il tutto tra il giubilo delle rappresentanze della professione, che sembrano badare soltanto alle dichiarazioni del Ministro più benigne per la categoria. E’ la sintesi proposta da Farmacieunite del videoconvegno organizzato sabato scorso (21 novembre) nella cornice di FarmacistaPiù, il congresso del farmacisti italiani quest’anno in versione digitale: «Il nostro è tutto fuorché un Paese normale» osserva l’associazione in una nota diffusa ieri «perché può capitare che un Ministro rilasci dichiarazioni in palese contraddizione con molte affermazioni precedenti senza che nessuno faccia un plissé».
Il riferimento, appunto, è alle parole espresse da Speranza nell’incontro, dove ha detto che «ogni farmacista sul territorio è un’opportunità per il sistema sanitario di essere più prossimo ai cittadini», e gli interventi prospettati dalla prossima Legge di bilancio in tema di spesa farmaceutica, che «levano alle formiche (la spesa convenzionata) per dare alle cicale (la spesa diretta di ospedali e Asl)».
«A FarmacistaPiù» scrive Farmacieunite «è avvenuto questo: tra i compiaciuti commenti dei nostri massimi rappresentanti, il ministro della Salute ha preso per il naso un’intera categoria professionale, chissà se consapevolmente o a sua insaputa». Perché il taglio della convenzionata, anziché esaltare la prossimità della farmacia, «rafforza il suo “allontanamento” dal farmaco e dal cittadino, indebolendo ulteriormente la già problematica situazione dell’assistenza farmaceutica territoriale e mortificando quella prossimità di cui il Ssn – come ha detto lo stesso Ministro – avrebbe tanto bisogno».
Con il riequilibrio dei tetti, è la previsione di Farmacieunite, «le Regioni si sentiranno autorizzate ad aumentare i meccanismi di distribuzione diretta e le farmacie vedranno sempre più allontanarsi la possibilità di tornare a vedere sui propri scaffali i farmaci di ultima generazione, con il conseguente impoverimento di conoscenze e competenze in quello che è il suo core business».
Quando esultano per le parole di Speranza, prosegue la nota, i dirigenti nazionali della professione sembrano dimenticarsi che “farmacia” deriva da “farmaco”, ossia ciò di cui dovrebbero in primo luogo occuparsi gli esercizi dalla croce verde. Invece di spostare budget dalla convenzionata alla diretta, è dunque la riflessione di Farmacieunite, «sarebbe più virtuoso riportare i farmaci in farmacia e inserirli in un sistema completamente tracciabile che genera benefici ai pazienti e ai loro familiari. Se ciò che è stato scritto nella bozza di Manovra sarà confermato, a farne le spese saranno in primo luogo i cittadini, che rischiano di veder ridotto il livello di servizio attraverso una minore disponibilità dei prodotti, aumento della distribuzione diretta e una presenza meno capillare delle farmacie».