Dovrebbe divulgare alle masse la voce dei farmacisti titolari, nell’ultimo numero è riuscita a farli infuriare. Infortunio di quelli topici per Farmamagazine, la rivista di Federfarma che ogni due mesi usa le farmacie come trampolino per arrivare al grande pubblico. Colpa di un paginone di pubblicità venduto a un’azienda di integratori ed erboristici che per scelta non vende nel canale. Appena ricevuto il bimestrale, così, molti titolari si sono sentiti bollire il sangue: ma come, la rivista che dovrebbe dare lustro all’immagine della farmacia e alla professione fa pubblicità a un marchio che dalla farmacia non passa? E per di più le preferisce canali di vendita privi di qualsiasi garanzia professionale? La protesta è subito dilagata sui social più frequentati dai farmacisti, con decine di post fortemente indignati: in molti hanno scritto di aver già buttato nella spazzatura tutte le copie del numero, qualcun altro ha detto che distribuirà la rivista dopo aver strappato la pubblicità, quindi senza copertina perché il paginone è un risvolto della prima pagina. Tanti hanno chiesto conto della svista a Federfarma e alla direzione del magazine.
A ruota sono anche arrivate le scuse dei responsabili di Farmamagazine: Maurizio Bisozzi, direttore editoriale, e Vittorio Contarina, coordinatore del comitato editoriale. Il primo, in particolare, ha ricordato in un messaggio che «la rivista vive di sole inserzioni pubblicitarie e non è sempre facile arrivare all’uscita con le necessarie coperture economiche. Ho fatto una scelta, magari non la migliore, ho scelto di sacrificare una pagina per poter far uscire le altre 47. Spero in futuro di non essere più messo di fronte a una scelta tanto difficile, la diffusione della rivista è l’arma migliore che abbiamo per mantenere i vecchi e attirare nuovi inserzionisti».
La spiegazione, anziché rasserenare, ha gettato altra benzina sul fuoco, perché ha rivelato che l’infortunio non è il risultato di una svista, ma di una decisione cosciente anche se sofferta. «Io sono perplesso» ha scritto un titolare «scelte del genere sono un passo indietro perché vanno in contraddizione con quello che vorremmo essere, ovvero custodi della salute e garanti della continuità terapeutica. Sono cose del genere che vanificano la costruzione faticosa di un’immagine di categoria». La giustificazione di Bisozzi, poi, ha finito per attirare l’attenzione su costi e sostenibilità della rivista: se rifiutare una pubblicità sgradita diventa per Farmamagazine un lusso insopportabile, c’è il serio rischio che episodi simili si possano ripetere.
Ma c’è di più: il dibattito sui social ha anche acceso i riflettori sui numeri del magazine, perché diversi titolari hanno rivelato di non aver mai visto la rivista, altri hanno riferito di averla ricevuta saltuariamente – qualche numero sì e altri no – e altri ancora hanno detto di aver avuto dell’ultimo numero una ventina o una cinquantina di copie, non le cento che erano state promesse al lancio della testata. Tanto che qualcuno ha proposto verifiche: «Facciamo un sondaggio e vediamo di capire quanti farmacisti ricevono la rivista e se siete sponsorizzati anche in minima parte dalla categoria» ha scritto una titolare su un gruppo Facebook «e poi ne riparliamo». Insomma, la questione potrebbe avere strascichi.