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Farmindustria ribadisce: serve nuova governance, superare i tetti di spesa

8 Luglio 2022

Costi energetici, tassi d’interesse e quadro regolatorio. Sono i tre gap che svantaggiano l’industria farmaceutica italiana rispetto ai suoi concorrenti di Francia e Germania, perché il caro-energia e l’incremento del costo del denaro erode la marginalità delle imprese di casa nostra più che altrove. Urge allora che l’Italia riveda almeno le regole, «più obsolete e complesse di quelle dei Paesi vicini». Lo ha detto il neopresidente di Farmindustria, Marcello Cattani, nel discorso che ha aperto l’Assemblea pubblica dell’associazione, organizzata ieri a Roma.

Il comparto, ha ricordato Cattani, genera benefici diretti e indiretti: ogni euro investito dalle imprese nella ricerca ne genera in valore per il Servizio sanitario; ogni euro speso in prevenzione vaccinale ne crea da 16 a 44 euro in benefici; ogni giorno di ospedalizzazione evitata grazie ai farmaci vale circa mille euro; per ogni addetto che lavora nelle aziende del settore se ne contano due nell’intero indotto.

L’industria del farmaco, ha continuato Cattani, è generatrice di valore e la richiesta che dunque indirizza alle istituzioni è di essere aiutata nella competizione globale, che oggi si gioca sulla capacità di attrarre investimenti e sulla velocità. Occorrono pertanto interventi che adeguino la governance farmaceutica ai ritmi sostenuti del presente: vanno superati tetti e silos di spesa; deve essere data rapidità e flessibilità alle regole; serve assicurare prossimità e integrazione delle cure, grazie a nuove tecnologie e nuovi processi; è indispensabile valutare le terapie non come costo ma come valore, clinico ed economico.

In sostanza, ha ribadito Cattani, «occorre supportare il sistema industriale e tutta la filiera con nuove regole, finanziamenti adeguati e un’amministrazione pubblica che operi con meccanismi decisionali all’altezza della sfida». Serve insomma un Patto tra imprese e istituzioni, professionisti sanitari, ricercatori e comunità dei pazienti, «per il miglioramento della salute, l’incremento delle risorse, l’accesso rapido e la valorizzazione di tutte le terapie, il reale riconoscimento e valorizzazione dell’innovazione, lo sviluppo economico e sociale del Paese».

Un’apertura alle proposte di Farmindustria è arrivata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che nel suo intervento ha confermato la necessità di invertire la rotta sulle riforme: «Abbiamo bisogno di un Patto-Paese che difenda e rilanci il nostro Ssn, che ha contribuito a una crescita nel 2021 di oltre il 6,5%, sopra la media europea». In due anni, ha ricordato il Ministro, è stato aumentato il Fondo sanitario nazionale di 10 miliardi, cui si sono aggiunti i 20 miliardi del Pnrr. Quanto alle regole, Speranza ha assicurato l’impegno del governo per superare silos e tetti «che hanno ingessato il sistema, a partire dalle procedure per l’autorizzazione di nuovi farmaci».

Sulla stessa linea il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che ha afermato di avere già posto la questione della dichiarazione del carattere strategico dell’industria farmaceutica, «ma ciò» ha avvertito «implica che dovrebbero essere adottate per questo settore norme e politiche specifiche vicine a quelle adottate per altri settori che attengono alla sicurezza nazionale». «In questi tre anni la capacità dell’industria farmaceutica di rispondere in tempi brevi all’emergenza ha svolto un ruolo fondamentale» ha aggiunto nel suo intervento Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia «la farmaceutica è uno dei settori di punta su cui si giocherà la sfida per costruire uno sviluppo sostenibile».