Nasce soltanto da preoccupazioni economiche la resistenza opposta dalle Regioni al parere emanato a fine gennaio dal ministero della Salute sul computo del fatturato Ssn (da escludere iva, ticket, equivalenti, dpc e integrativa). E’ l’evidenza che emerge man mano che sulla questione giungono dettagli e informazioni utili a mettere a fuoco il quadro. Un contributo essenziale in tal senso l’ha fornito l’intervento del viceministro all’Economia, Enrico Morando, davanti all’assemblea generale di Federfarma di martedì scorso: le Regioni, aveva detto in sintesi, recepiranno il parere del Ministero – sollecitato a dicembre da Federfarma – non appena si le convinceremo che i soldi ci sono.
Perché questa precisazione? Semplice: a pochi giorni da quel parere, l’interregionale aveva inviato alla Salute una nota allarmata nella quale, fatti quattro conti, avvertiva che i numeri non tornavano. Dai calcoli delle Regioni, in particolare, salterebbe fuori che i nove milioni messi sul piatto dalla Manovra 2018 per coprire l’adeguamento dei tetti sugli sconti agevolati (da 387mila a 450mila euro per le rurali sussidiate, da 258mila a 300mila euro per le altre) basterebbero già a malapena a coprire questa stessa disposizione, figuriamoci una revisione delle modalità di computo del fatturato Ssn che – abbassando il netto – allargherebbe considerevolmente la platea delle farmacie agevolate.
Confermerebbero altre stime, provenienti da alcune Federfarma regionali. I calcoli del sindacato titolari sardo, per esempio, dicono che soltanto nell’Isola i nuovi limiti di fatturato costerebbero all’amministrazione circa 2,5 milioni di euro. Sarà per questo, forse, che finora si contano sulle dita di una mano le Regioni che già hanno recepito la disposizione (vedi articolo sotto).
A motivare le resistenze delle amministrazioni regionali sul parere del Ministero, poi, c’è anche la questione della retroattività, tema che il viceministro Morando non sembra aver preso in considerazione nel suo intervento in Assemblea: se le indicazioni della Salute dovesse essere accolte, dalle farmacie potrebbe riversarsi sui Tribunali una valanga di ricorsi per estendere a ritroso le nuove modalità di conteggio anche ai fatturati dei cinque anni precedenti (più indietro la legge non consentirebbe). Risultato, l’esborso a carico dei governi regionali esploderebbe e anche questa è un’eventualità che gli stessi governi vogliono assolutamente evitare. Per rassicurare, qualche Federfarma si sarebbe detta disponibile a impegnarsi per convincere i propri iscritti a soprassedere, ma fornire garanzie certe non è possibile. Se ne riparlerà dopo le elezioni.