C’è anche Federfarma Sardegna tra le associazioni territoriali del sindacato che nel Consiglio nazionale in programma oggi diranno no all’ingresso della Federazione in un fondo d’investimento diretto all’acquisto di farmacie di proprietà. La seduta del “parlamentino” federale è fissata per questo pomeriggio e ieri il direttivo dell’associazione regionale sarda si è riunito per concordare la linea da tenere. «All’unanimità» spiega a FPress il presidente di Federfarma Sardegna, Pierluigi Annis «i consiglieri si sono espressi in senso negativo rispetto ai progetti ventilati dalla Federazione nazionale. In particolare, si è convenuto che lo statuto nazionale non prevedere interventi di questo genere e in ogni caso non è accettabile che un sindacato dei farmacisti titolari gestisca alcune farmacie in concorrenza con altre appartenenti ai suoi associati. Si profilerebbe il rischio di spaccature che riteniamo vadano assolutamente evitate».
Federfarma Sardegna, di conseguenza, ha dato mandato ai propri delegati in Consiglio nazionale di rappresentare la posizione contraria dell’Unione regionale e riportare le motivazioni della scelta.
Un secco no ai progetti di investimento del sindacato arriva anche da Farmacie Rurali d’Italia, l’associazione che rappresenta le piccole realtà delle aree extraurbane «Se Federfarma intende abdicare al suo ruolo ce lo dica subito» scrivono in un comunicato Michele Giuliano, responsabile rurale di Federfarma Campobasso, Roberto Grubissa, presidente di Federfarma Belluno, Alfredo Orlandi, presidente di Federfarma L’Aquila, Luigi Sauro, presidente di Federfarma Molise, e Pasquale Sechi, responsabile rurale di Federfarma Oristano. L’operazione su cui sta ragionando la Federazione, afferma in particolare Grubissa «è totalmente avulsa da quella che dovrebbe essere la sua missione».
Il compito di un sindacato, prosegue la nota di Farmacie rurali d’Italia, «è la tutela di tutti gli associati, con particolare attenzione alle piccole realtà che, lontane dalle logiche dei grandi presidi urbani, rappresentano presidi fondamentali della salute collettiva. Inevitabile, a quel punto, sbattere contro il muro dei conflitti d’interesse e imboccare una via a fondo cieco senza ritorno». «A un fondo di investimento» conclude Grubissa «tutto interessa meno che il rispetto della pianta organica: ci rendiamo conto a cosa andremmo incontro? Pensiamoci bene, perché una scelta del genere cambia tutto e metterà in discussione, per quanto ci riguarda, la stessa esistenza del sindacato».