Per potenziare l’assistenza territoriale e realizzare la medicina di prossimità non servono le Case di comunità ma occorre puntare «su medici di famiglia e farmacie», attrezzati con strumenti diagnostici di base grazie ai sette miliardi di euro stanziati dal Pnrr per la telemedicina. Lo ha detto ieri all’Adnkronos Salute il responsabile sanità di Fratelli d’Italia, Marcello Gemmato, a proposito delle priorità che attendono il prossimo Governo in tema di Salute.
Studi medici e farmacie, ha proseguito Gemmato, possono proporsi come hub di fardove effettuare le analisi di prima istanza, le ecografie, gli elettrocardiogrammi. «Si potrebbe così contare su una sanità diffusa che può sopperire anche alla chiusura degli ospedali e permettere un’assistenza accessibile a tutti».
Case e ospedali di comunità, invece, non sono la scelta giusta: «Rischiamo di non realizzare una vera medicina di prossimità escludendo i paesini, le aree disagiate » spiega il parlamentare rieletto «per alcuni potrebbe significare venti minuti di auto per arrivare alla Casa di comunità. Mentre il medico di base e il farmacista attrezzati garantiscono l’assistenza davvero prossima».
Ma a medici di famiglia e farmacisti del territorio potrà essere chiesto un ruolo di primo piano anche nella pandemia: tra i punti del programma di FdI, infatti, c’è il superamento dell’obbligo vaccinale e delle altre misure coattive con mascherine e green pass. L’idea è di sostituirle con un’informazione capillare che educhi e spieghi quali sono i comportamenti più opportuni e, ha detto Gemmato, serve «l’aiuto dei medici di base e dei farmacisti».