Per la precisione, ammontano a 17,8 milioni le dosi acquistate complessivamente dalle Regioni italiane per la campagna antinfluenzale 2020-2021. Rispetto alla stagione precedente ce ne sono cinque milioni in più, ma se l’obiettivo è quello di raggiungere in tutto il Paese la copertura vaccinale raccomandata dal ministero della Salute (circolare del 4 giugno scorso), allora all’appello mancano ancora tre milioni di dosi, perché gli aventi diritto superano i 20 milioni.
I numeri arrivano dal report diffuso ieri dalla Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze) per fare il punto sulla campagna vaccinale entrante. Lo studio, in particolare, calcola per ogni singola Regione il totale delle dosi acquistate e l’ammontare della popolazione target così come individuata dal ministero della Salute (bimbi da sei mesi a sei anni, adulti da 60 a 64 anni, anziani da 65 anni in su). Il quadro che ne risulta ricorda il proverbiale bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: sette Regioni più le due province autonome dispongono di forniture insufficienti a raggiungere la copertura raccomandata del 75% (quelle messe peggio sono la Basilicata, che non supera il 29%, Bolzano, che si ferma al 38%, e l’Abruzzo con il 49%).
Le altre 12 Regioni, invece, hanno dosi a sufficienza per raggiungere il target stagionale e persino superarlo: la Puglia, per esempio, dovrebbe avanzare un milione di vaccini, il Lazio 926mila, la Sicilia 256mila e via a scendere. Questi residui, commenta il Gimbe, potrebbero essere destinati alle farmacie del territorio per soddisfare la domanda privata, ma nel complesso rimarrebbero senza vaccino due assistiti su tre. Senza contare che gli eventuali meccanismi di solidarietà tra Regioni potrebbero dirottare gli avanzi dove non ci sono forniture adeguate rispetto all’obiettivo del 75%. «L’esigua disponibilità di vaccino antinfluenzale nelle farmacie» osserva il Gimbe «è riconducibile ad almeno tre determinanti. Innanzitutto, ministero della Salute e la maggior parte delle Regioni non hanno previsto con largo anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio. In secondo luogo, l’aumentata domanda sui mercati internazionali, insieme al ritardo con cui sono stati indetti i bandi di gara, ha impedito ad alcune Regioni di assicurarsi il 100% delle dosi richieste. Infine, le farmacie non sono riuscite ad approvvigionarsi per mancata disponibilità del vaccino sul mercato».
Soltanto se si escludessero alcune delle categorie oggi tutelate, prosegue la Fondazione, o se ci si accontentasse di un target inferiore al 75%, permetterà di aumentare la disponibilità di dosi nelle farmacie». In alternativa, la soluzione al problema può arrivare da «approvvigionamenti diretti del Ministero tramite circuiti internazionali e, soprattutto, da un’adeguata organizzazione regionale, con tempestiva chiamata attiva delle fasce a rischio, così da rilasciare alle farmacie in tempo utile le dosi non utilizzate».