«Se oggi sono disponibili molti farmaci che permettono di vivere di più e meglio, se ci sono vaccini che proteggono da malattie e infezioni batteriche, se siamo usciti da una pandemia che ha sconvolto le nostre vite in tempi rapidissimi, lo si deve all’impegno di donne e uomini che senza sosta hanno lavorato e lavorano per offrire risposte sempre più efficaci ai bisogni di salute dei cittadini». Lo ha detto il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani in occasione della Giornata della ricerca italiana nel mondo, celebrata sabato scorso (15 aprile, giorno della nascita di Leonardo da Vinci) con incontri e iniziative.
Sono oltre 20.000 medicinali in sviluppo oggi nel mondo, ha ricordato ancora Cattani. E tra il 2023 e il 2028 gli investimenti da parte delle imprese farmaceutiche in R&S raggiungeranno i 1.600 miliardi di dollari, di cui l’80% in network innovation, a livello globale. La parola d’ordine è quindi “attrarre”. Una sfida che riusciranno a vincere quei Sistemi-Paese capaci di offrire, anche per i ricercatori, condizioni competitive a supporto dell’innovazione e di adottare contesti regolatori con procedure veloci e flessibili.
«L’Italia ha le carte in regola per avere un ruolo di primo piano» ha continuato il presidente di Farmindustria «nella nostra Nazione, infatti, gli investimenti in R&S hanno raggiunto 1,8 miliardi di euro, di cui oltre 700 milioni per studi clinici. Le domande di brevetto farmaceutico sono aumentate tra il 2019 e il 2022 del 27%, più della media dei Big Ue nella farmaceutica pari al +15%».
È certo, ha concluso Cattani, «che il futuro dell’innovazione dipenda dalle nuove generazioni e che i nostri studenti, sviluppando un bagaglio di solide competenze, soprattutto digitali, possano essere determinanti, grazie anche alla tipica creatività italica, per i successi della Ricerca. Che si faccia nel Paese o nel mondo».