Le farmacie hanno urgente bisogno di una nuova remunerazione e di una convenzione dai contenuti innovativi, imperniati su un solido equilibrio tra le competenze centrali e territoriali. Lo scrive il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi, nella lettera inviata ieri al ministro della Salute, Roberto Speranza, per chiedere un incontro nel quale esporre i progetti cui sta lavorando l’associazione.
«Le farmacie comunali, così come tutte le farmacie» ricorda Gizzi «sono state uno strumento insostituibile durante l’emergenza e hanno contribuito fortemente alla tenuta del Servizio sanitario nazionale, rispondendo con grande abnegazione ai momenti davvero difficili e drammatici che abbiamo vissuto».
Ancora una volta, in altri termini, la farmacia si è dimostrata «un elemento portante, strutturato e organizzato, che necessita però di una particolare attenzione». E oggi, questa attenzione va diretta alla riapertura dei lavori su remunerazione e convenzione, che erano stati interrotti con l’arrivo della pandemia. E sui quali, come lascia capire la lettera di Gizzi, regna ora il silenzio più assoluto. «E’ tutto fermo» conferma il presidente di Assofarm a Fpress «ho scritto al Ministro proprio per cercare di sbloccare l’impasse».
Sulla remunerazione, in particolare, l’epidemia ha fermato tutto quando il confronto tra farmacie e parte pubblica era ancora alla fase degli incontri informali e all’orizzonte non c’erano tavoli negoziali. «Nell’ultimo incontro con la Sisac sulla convenzione» spiega Gizzi «ci dissero che di remunerazione si sarebbe occupato un tavolo di prossima convocazione al ministero della Salute. Poi più niente».
Sul rinnovo della convenzione, invece, i lavori sono fermi alla seconda bozza di contratto, che la Sisac presentò a novembre, e ai due-tre incontri successivi in cui i sindacati delle farmacie hanno cercato di far passare le loro proposte. «Al momento è tutto fermo per motivi politici» spiega Gizzi «la Sisac ha rimesso le nostre richieste alla Conferenza delle Regioni perché faccia le sue valutazioni e lì stiamo».
Per Gizzi, però, l’esperienza legata all’emergenza epidemica e il ruolo prestato dalle farmacie dovrebbero indurre le Regioni a ripensare la propria linea. «La loro bozza risale a quando covid era ancora di là da venire» osserva «oggi il quadro è un altro ed è un’altra anche la collocazione delle farmacie nel Ssn. Non possono non tenerne conto. Sono cambiate così tante cose che, forse, varrebbe persino la pena di cambiare l’atto d’indirizzo: si allungherebbero i tempi, ma la controparte prenderebbe atto di ciò che le farmacie hanno fatto nell’emergenza».