Le farmacie dell’Emilia Romagna sono tra le prime ad aver già scritto alla loro Regione per ricordare la recente determina dell’Aifa sulle gliptine e avvertire che dal 25 maggio, cioè da quando entrerà in vigore la disposizione, inizieranno a dispensare questi farmaci in regime convenzionato. La comunicazione recepisce quanto suggerito nei giorni scorsi in una circolare da Federfarma nazionale, dunque è probabile che anche rappresentanze territoriali del sindacato abbiano già scritto ai loro assessorati o stiano per farlo. «Abbiamo scritto perché questo era il suggerimento proveniente Federazione» spiega a FPress il presidente di Federfarma Emilia Romagna, Achille Gallina Toschi «la lettera quindi non va intesa come un avvertimento preventivo a fronte di una possibile chiusura da parte pubblica. Anzi, a quanto ci risulta la Regione non ha alcuna obiezione riguardo allo spostamento delle gliptine in convenzionata. Nel cda dell’Aifa, d’altro canto, siede un rappresentante dell’Emilia Romagna».
A quanto pare, tuttavia, alcune Regioni si starebbero coalizzando per opporsi alla riclassificazione. Ne dà notizia un articolo del quotidiano la Repubblica, dove si riferisce di una lettera redatta da tecnici e assessori alla Sanità delle Regioni e inviata al ministro della Salute Orazio Schillaci. Nel documento, in sintesi, si scrive che le misure sulla farmaceutica varate dalla Legge di bilancio per il 2024 comporteranno un aumento della spesa di circa 600 milioni di euro. Di questi, 190 milioni discendono dalla nuova remunerazione delle farmacie, in vigore da marzo; altri 35, invece, se ne andranno con la riclassificazione delle gliptine, anche se il payback degli sconti confidenziali permetterà alle Regioni di recuperarne circa 27 (e quindi i costi netti si fermeranno a 8 milioni circa).
Ma il salasso più grave, sempre secondo i tecnici regionali, discenderà dal comma della Legge di bilancio che alza il tetto degli acquisti diretti dal 7,85 all’8,5%. Sulla carta, l’incremento dovrebbe ridurre gli sfondamenti della spesa farmaceutica di Asl e ospedali e quindi fare felici le Regioni, invece dai loro conti risulta che da questa manovra perderanno 400 milioni. È l’effetto perverso del payback che impone all’industria di ripianare la metà degli sfondamenti sulla spesa per acquisti diretti. Dai risolti paradossali: le Regioni preferiscono sfondare di più perché così prendono più soldi dalle aziende, tanto la metà del deficit a loro carico viene coperta dagli avanzi della convenzionata. È ormai evidente che è su questa partita di giro che occorre lavorare se davvero si vuole scardinare la distribuzione diretta.