Occorre un finanziamento specifico, con risorse aggiuntive rispetto a quelle già assegnate al Fondo sanitario, per il «diretto coinvolgimento» di medici di famiglia e farmacisti nella campagna di vaccinazione contro covid. E’ quanto chiede il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, in due lettere inviate ieri al ministro Roberto Speranza. «La diffusione capillare sul territorio e il rapporto di fiducia con gli assistiti» che caratterizzano entrambe le categorie, scrive Icardi, favoriscono «una più ampia partecipazione al programma vaccinale, in particolare tra le persone in età avanzata».
«Per la parte relativa ai medici», è quindi necessario «un adeguato stanziamento nazionale, anche in funzione della necessità di effettuare o meno due inoculi per vaccino». Analogamente, «occorre valorizzare economicamente la somministrazione dei vaccini nelle farmacie sotto la supervisione di medici, assistiti, se necessario, da infermieri o da personale sanitario opportunamente formato (come recita il comma 471 della Legge di Bilancio, ndr)».
In Piemonte, prosegue Icardi, «il sistema congiunto di medici di medicina generale e farmacisti ha saputo vaccinare nell’ultima campagna antinfluenzale quasi un milione di persone in appena due mesi. Questo vuol dire che il meccanismo della distribuzione e della somministrazione del vaccino in modo capillare sul territorio esiste già e funziona. Se ci forniscono le dosi nelle quantità e nei tempi stabiliti, siamo in grado di far fronte anche agli straordinari impegni della vaccinazione contro covid, fermo restando che non si può prescindere dall’attivazione di medici di medicina generale e farmacisti, perché le sole forze delle Asl e dei “rinforzi” commissariali temiamo non siano sufficienti».
Icardi non ne fa cenno ma perché arrivi il finanziamento occorrerà che Governo e Regioni disinneschino la disposizione del comma 471 che condiziona la vaccinazione in farmacia all’assenza di «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».