«La distribuzione diretta risulta vitale per la sostenibilità del sistema e per garantire l’innovazione che avanza» nel rispetto delle raccomandazioni dell’Antitrust, «che ha più volte richiamato l’attenzione sulla carenza di concorrenza nella farmaceutica». Un eccessivo delisting o un’estesa revisione del Pht a favore della convenzionata, infatti, sottrarrebbe parecchie molecole alle gare di acquisto indette a livello regionale e sotto controllo da anni» e «porterebbe allo sforamento automatico del tetto della convenzionata, sotto controllo da anni». Lo ha detto il presidente della Sifo, Arturo Cavaliere, nell’audizione organizzata l’altro ieri alla Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla legge 405/2021 promossa dalla commissione Affari sociali.
La distribuzione, ha osservato Cavaliere, comporta costi per il Ssn che sono inferiori di almeno due volte rispetto alla dpc, perché le aziende sanitarie usufruiscono all’acquisto di uno sconto di almeno il 50% e non devono alcun corrispettivo economico aggiuntivo al farmacista ospedaliero che dispensa.
Il presidente della Sifo ha poi escluso che la distribuzione diretta comporti disagi per i pazienti. «Anzi» ha affermato «ci sono evidenti benefici potenziali, perché la diretta assicura la continuità ospedale-territorio, il monitoraggio dei trattamenti, l’appropriatezza e l’aderenza terapeutica». Sono garanzie indispensabili soprattutto per i farmaci ad alto contenuto tecnologico e ad alto costo, sottoposti a Piani terapeutici e Registri Aifa proprio per assicurare il monitoraggio delle terapie e il follow up. «Se per certi farmaci non c’è trasferimento dalla diretta alla dpc» ha osservato Cavaliere «non è per pregiudizio ma perché le farmacie del territorio non sono in grado di gestire quotidianamente il Piano terapeutico».
Per il presidente della Sifo, dunque, la diretta raggiunge gli scopi per cui è nata e non c’è ragione di riscriverne le norme, anche se alcuni aggiornamenti sono opportuni. In particolare, per i farmaci del Pht che non richiedono un follow up stringente o controlli ricorrenti da parte delle strutture specialistiche, si può organizzare un sistema di home delivery ricalcato sulle esperienze pilota avviate durante la pandemia. Il servizio, ha ipotizzato Cavaliere, potrebbe essere gestito dal farmacista ospedaliero «con una rete informatizzata e di logistica specializzata» nell’ambito delle Centrali operative territoriali previste dal Pnrr. A queste si collegheranno i team multidisciplinari (medico specialista, mmg e farmacista ospedaliero) e, ha aggiunto Cavaliere, «le farmacie dei servizi».