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L’Antitrust a Draghi: rimuovere obblighi su galenici e assortimento

24 Marzo 2021

Per incrementare la concorrenza sui prezzi dei prodotti farmaceutici vanno rimosse le barriere legislative che frenano mercato e competizione: tra queste, la norma che impedisce al farmacista di utilizzare principi attivi di produzione industriale per la realizzazione dei farmaci galenici e la disposizione che obbliga i distributori intermedi a detenere almeno il 90% delle specialità rimborsate dal Ssn. E’ quanto scrive il Garante della concorrenza, Roberto Rustichelli (foto), nella segnalazione inviata ieri alla presidenza del Consiglio dei ministri per rispondere all’invito del premier, Mario Draghi, a formulare un pacchetto di proposte in vista della prossima Legge sulla concorrenza.

Il documento, reperibile sul sito dell’Antitrust, propone misure dirette a incrementare la competitività del sistema paese in diversi settori, dalla digitalizzazione alle infrastrutture, dai servizi pubblici al commercio, dall’ambiente alla sanità. Per quanto concerne quest’ultimo comparto, ci sono proposte che impattano direttamente sulla farmacia ma nessuna mira a rivedere le norme fondamentali del servizio, dalla Pianta organica al regime delle concessioni.

Anzi, si può dire che i suggerimenti del Garante finiscono per valorizzare il ruolo del farmacista. E’ certamente il caso delle misure raccomandate nel capitolo dedicato al settore farmaceutico: «le proposte» scrive il Garante «si concentrano sulla promozione di un contesto regolamentare che permetta di incrementare il potere negoziale della domanda». Tra queste, il rilancio dell’attività galenica in farmacia attraverso l’abrogazione «dell’obbligo, per l’allestitore di preparati galenici, di realizzare in via autonoma il principio attivo necessario al preparato, quando il farmaco prodotto industrialmente risulti altresì coperto da brevetto». In tal modo, prosegue l’Autorità garante, «si incrementerebbe lo spazio di concorrenza esercitabile da parte di questa tipologia di farmaci e si attribuirebbe ai pazienti un indubbio beneficio in termini di maggiore varietà e più mirata efficacia terapeutica dei prodotti.

Stessi obiettivi per un’altra delle proposte direttamente indirizzate al settore farmaceutico, l’abolizione dell’obbligo in capo ai distributori di detenere almeno il 90% dei farmaci del prontuario Ssn. «La norma sull’assortimento minimo» osserva il Garante «implica per i grossisti un livello di rigidità operativa che impedisce forme più efficienti e flessibili di organizzazione imprenditoriale». E d’altro canto, «non appare ancora sufficiente a garantire il contrasto del fenomeno dell’indisponibilità territoriale dei medicinali». La proposta dell’Antitrust, quindi, è quella di abrogare la norma dell’assortimento minimo ed eventualmente sostituirla con altri impegni imperniati sui tempi massimi di fornitura.

Sempre in tema di farmaceutica, seguono quindi altre proposte che non coinvolgono direttamente le farmacie ma mirano comunque a incrementare la concorrenza sui prezzi delle specialità, rimborsate e no: una revisione complessiva del sistema di negoziazione Aifa e della classe Cnn (fascia C non negoziata, dove finiscono temporaneamente i farmaci autorizzati ma per i quali ancora manca l’accordo sul prezzo di rimborso), nuove regole sulle gare di acquisto per principi attivi della stessa categoria terapeutica e biosimilari, snellimenti nelle tempistiche di registrazione dei nuovi generici.

In materia di servizi sanitari, poi, l’Antitrust suggerisce interventi diretti a «aumentare l’offerta di servizi sanitari e la loro efficienza», eliminando «gli ostacoli che limitano l’accesso dei privati all’esercizio di attività sanitarie non convenzionate» e riformando il sistema di accreditamento.

Meritano un cenno, infine, le misure proposte dall’Autorità garante per il settore del commercio: complessivamente, la finalità è quella di snellire e semplificare le procedure per l’autorizzazione di nuove attività commerciali e rimuovere le ultime barriere alla totale liberalizzazione di orari e turni. «L’Italia» ricorda il Garante «è lo Stato Ue più restrittivo per quanto riguarda la regolamentazione relativa alla creazione di nuovi negozi e il secondo più restrittivo con riferimento sia agli stabilimenti commerciali sia alle operazioni quotidiane dei dettaglianti».