In attesa che le Regioni stipulino le intese integrative all’accordo-quadro del 29 marzo per fornire le indicazioni di dettaglio sulla vaccinazione in farmacia, i farmacisti titolari che già si interrogano su come organizzare l’attività nella propria farmacia possono fare riferimento ai loro colleghi della Liguria. Nella regione, infatti, si vaccina da una settimana circa nelle prime 52 farmacie che hanno aderito all’accordo di metà marzo sui Pvt, i Punti di vaccinazione territoriale: la differenza principale rispetto all’intesa nazionale risiede nel fatto che in Liguria a somministrare materialmente il vaccino (AstraZeneca) ai 70-79enni non sono i farmacisti ma i medici, ma a parte questo i problemi organizzativi che farmacisti e farmacie hanno dovuto superare sono gli stessi su cui oggi stanno ragionando i titolari di tutto il Paese.
Diventa allora utile riportare le prime evidenze che emergono dall’esperienza ligure e la prima porta cui abbiamo bussato per chiedere informazioni non poteva che essere quella della presidente di Federfarma Liguria, Elisabetta Borachia, la principale artefice dell’accordo regionale sui Pvt. «Ho organizzato il punto vaccinale all’interno della farmacia perché avevo gli spazi» spiega «a somministrare sono tre medici, che si avvicendano a turno, e per ora facciamo 40-50 inoculazioni alla settimana, ma soltanto perché queste sono le dosi che riceviamo. In realtà potremmo farne anche il doppio».
I volumi giornalieri sono dettati dall’agenda digitale della Regione, che raccoglie le prenotazioni effettuate dagli assistiti via web, direttamente in farmacia o dal Cup. «Ogni mattina» riprende Borachia «prepariamo le siringhe per la giornata in base alle vaccinazioni programmate. Quindi stampiamo i moduli per consenso e anamnesi già compilati online dai pazienti più alcune copie in bianco per chi non l’ha fatto. Abbiamo collocato l’accettazione al banco: l’assistito si presenta, controlliamo la documentazione e aggiungiamo quello che eventualmente manca, poi lo inviamo dal medico».
Il curante consulta il modulo dell’anamnesi e quindi la ripete davanti al paziente. «E’ un passaggio da non sottovalutare» avverte Borachia «in una settimana i nostri medici hanno rifiutato la vaccinazione a quattro persone, per motivi clinici». Completata l’anamnesi il medico procede alla vaccinazione; intanto, in una postazione lì accanto, un farmacista procede alla registrazione. «Una parte della procedura era già stata impostata la mattina» sottolinea Borachia «con i dati già disponibili tra i quali il numero di lotto del vaccino».
Terminata l’inoculazione, il paziente trascorre i 15 minuti dell’osservazione in un’area di attesa predisposta a poca distanza dal banco. «In tutto» conclude Borachia «dall’ingresso alla registrazione trascorrono non più di dieci minuti, anche qualcosa di meno. Per questo dico che, ci fossero le dosi, le 50 farmacie già impegnate attualmente potrebbero fare tranquillamente 5mila vaccinazioni alla settimana. Senza contare che altre 50 farmacie si aggiungeranno per fine aprile e altre 50 ancora per metà maggio».
Altra esperienza utile per valutazioni e raffronti è quella di Gabriella Manzotti, titolare dello spezzino come la presidente Borachia. «Io ho organizzato il punto vaccinale in alcuni locali attigui alla farmacia di cui avevo già la disponibilità» spiega a FPress «ho preferito perché pur avendo una farmacia di grande metratura non volevo rinunciare ai servizi già avviati, come la telemedicina». Anche nel pvt della dottoressa Manzotti a vaccinare sono tre medici, che si alternano nella settimana. «Si tratta di tre curanti in pensione» precisa «trovarli non è stato facile ma Elisabetta Borachia si è prodigata senza sosta perché l’accordo regionale potesse partire».
Collocazione del pvt a parte, l’organizzazione dell’attività vaccinale rimane più o meno la stessa: «Abbiamo collocato l’accettazione al banco» conferma Manzotti «il paziente arriva, verifichiamo i documenti che abbiamo già stampato la sera prima, facciamo compilare quelli che eventualmente mancano e mandiamo l’assistito dal medico, che fa l’anamnesi e vaccina in una saletta dedicata. Quindi la registrazione e l’attesa di 15 minuti, in una stanza contigua. Ma se il medico dà indicazioni, possiamo anche chiedere al paziente di fermarsi un po’ di più: un’anziana con alcune complessità cliniche è rimasta in osservazione per quasi un’ora».
Anche per Manzotti il tempo medio di ogni singola inoculazione non supera i dieci minuti: «Se la documentazione è completa e non c’è niente da correggere e integrare» osserva «ci si mette anche qualcosa di meno. Sarebbe un grande aiuto se si semplificassero un po’ di cose: per esempio, si potrebbe evitare la stampa di tutti i moduli, anche se c’è da risolvere il problema della firma digitale. In ogni caso, la burocrazia è l’unica vera seccatura».