Negli orari di servizio, le farmacie lombarde devono lavorare a battenti aperti. Ma in via eccezionale e in seguito a condizioni straordinarie – per esempio un componente dello staff infetto da covid-19 – possono operare a battenti chiusi e previa comunicazione del titolare all’Ats (cioè all’Asl) competente, come già era stato consentito nel lodigiano all’inizio dell’epidemia. E’ l’indicazione diramata ieri dalla Regione dopo le sollecitazioni dei giorni scorsi di Federfarma Lombardia e Confservizi/Assofarm (farmacie pubbliche) e Fofi: la Regione, dunque, recepisce la linea del sindacato regionale che considera il servizio a battenti chiusi un’opzione estrema, giustificata soltanto da circostanze particolari e non dalla libera scelta del farmacista titolare. Anche perché – come ha ricordato di recente la stessa Regione alle sue Ats – «le farmacie sono convenzionate con il Ssn, svolgono un servizio sanitario essenziale e ne devono seguire le regole».
Per tale ragione, è un’altra delle istruzioni fornite ieri dall’amministrazione regionale, le farmacie devono rimanere aperte anche nei centri commerciali che chiudono nei giorni festivi e prefestivi, in base alle ultime disposizioni del Governo nazionale. Chiusure o limitazioni di orario, inoltre, potranno essere autorizzate soltanto dall’Ats competente, d’intesa con le prefetture.
Per quanto concerne l’attività a battenti chiusi, le istruzioni diramate dalla Regione consentono anche l’alternativa della dispensazione a battenti aperti ma senza libero accesso ai locali della farmacia. Sarà «responsabilità» della farmacia, continua la comunicazione, scegliere la modalità di servizio più opportuna, tenuto conto che il fine è quello di garantire la presenza di personale laureato per tutto l’orario di apertura e assicurare il rispetto della distanza minima di legge (almeno un metro tra i pazienti in fila, tra questi e il farmacista e tra ciascun collaboratore al banco).
Indicazioni analoghe per le farmacie piemontesi dall’Unità di crisi della Regione, che ieri ha concordato con il sindacato titolari un pacchetto di linee guida dove l’attività a battenti chiusi viene considerata una «extrema ratio». La farmacia, sono le istruzioni, «deve adottare adeguati provvedimenti tali da assicurare la distanza di almeno un metro fra operatori e utenti, limitando dove necessario l’accesso al locale farmacia». A tal fine, si può ricorrere a «barriere trasparenti tra bancone e clienti», cerchi tracciati sul pavimento per delimitare l’area di attesa o ancora «teli di plastica trasparente» appesi al soffitto fino a coprire il bancone. E’ inoltre obbligatorio l’utilizzo di guanti da parte del personale, mentre è consigliato l’uso di mascherine, «nel limite delle disponibilità».
Intervento sul tema anche della Regione Lazio, che ieri sera ha emanato una circolare in risposta a una sollecitazione dell’Ordine dei farmacisti di Roma: le farmacie sono autorizzate a espletare il servizio a battenti chiusi «solo qualora particolari situazioni non rendano attuabili le misure atte al contenimento del contagio», secondo quanto previsto dal dpcm dell’8 marzo scorso. «Le farmacie dovranno comunicare preventivamente all’Asl competente territorialmente la volontà di svolgere l’attività a battenti chiusi».
Federfarma nazionale e Fofi si sono rivolte ieri al ministero della Salute per un provvedimento dello stesso tenore da parte del Governo. «In questo modo» osserva nella sua lettera il presidente del sindacato titolari, Marco Cossolo «si ridurrebbero i rischi legati al contatto tra farmacisti e utenza e quelli generati dall’inosservanza del distanziamento di almeno un metro all’interno della farmacia». «Tale richiesta» scrive il presidente della Fofi, Andrea Mandelli «rappresenta le numerose e pressanti istanze pervenute dai farmacisti di tutto il territorio nazionale».
Sempre in Lombardia, assessorato al Welfare e Federfarma regionale hanno concordato il rinnovo automatico dei piani terapeutici registrati sulla piattaforma in Webcare, così come di quelli non in Webcare riguardanti farmaci e «dispositivi quali sensori, microinfusori e relativo materiale di consumo». Come la nota misura che consente agli assistiti di farsi inviare dal il Nre della ricetta senza passare dallo studio per ritirare il promemoria cartaceo, la disposizione mira a ridurre spostamenti e code negli ambulatori e nelle strutture sanitarie.