Avrebbe dovuto partire ai primi di gennaio, dopo una gestazione durata un anno abbondante. Invece siamo a giugno e ancora sono spenti i motori del progetto Adhere, la sperimentazione disegnata dall’Asl Toscana Sud Est con l’obiettivo di costruire attorno al paziente cronico una rete multidisciplinare formata da mmg, specialisti e farmacie, per assicurare continuità della presa in carico e monitoraggio delle terapie. Avevano scommesso sul progetto anche Federfarma, Fofi, Assofarm e Urtofar (il sindacato delle farmacie private toscane), che s’erano impegnati a mettere sul piatto 90mila euro per finanziarlo e sostenerlo. Perché gli obiettivi erano e rimangono ambiziosi: da Adhere, infatti, dovrebbero arrivare dati ed esperienze con cui dimostrare l’utilità di un coinvolgimento della farmacia nell’aderenza terapeutica. «Con questo progetto» aveva detto il direttore generale dell’Asl toscana, Enrico Desideri, nell’incontro organizzato a fine novembre a Firenze, nell’ambito del Forum Risk Management, per presentarne i contenuti «costruiamo un sistema di reti cliniche integrate in cui il farmacista, insieme al medico di medicina generale e allo specialista, è parte integrante di una gestione proattiva, prossima, partecipata, personalizzata e attenta alla prevenzione».
Era stato costituito anche un comitato scientifico, affidato al coordinamento scientifico di Nello Martini, che avrebbe dovuto assicurare la formazione ai farmacisti e poi raccogliere e validare i dati della sperimentazione, ma a oggi questa fase ancora è di là da venire. Anche perché neanche si è partiti con l’arruolamento delle farmacie (circa 200) e dei pazienti da monitorare (circa 2mila), come spiega a FPress Roberto Giotti, presidente di Federfarma Arezzo (che per prima aveva caldeggiato il progetto). «E’ tutto fermo da mesi» riferisce «per colpa di ritardi e contrattempi concomitanti: prima i ritardi di Promofarma nell’approntare la piattaforma che dovrebbe integrare le cartelle cliniche di mmg e specialisti con i gestionali delle farmacie; poi gli adeguamenti richiesti dal nuovo Regolamento per la privacy; infine, a marzo, il pensionamento del direttore Desideri, che ci costringe ora a capire quali siano gli orientamenti sul progetto di chi gli è subentrato».
Giotti però non scarica tutte le responsabilità sulla sfortuna: «Come ho detto nell’ultima assemblea nazionale» continua «se la dirigenza di Federfarma non avesse perso tempo oggi saremmo già partiti. In un primo tempo avrebbe dovuto essere coinvolta nel progetto soltanto l’associazione provinciale di Arezzo, poi Federfarma ha avocato a sé il programma e ora siamo fermi da mesi».