La spesa farmaceutica convenzionata rischia di perdere l’anno prossimo circa 800 milioni di finanziamento, a beneficio di ospedaliera e diretta. E’ quanto prevede la bozza della Manovra per il 2021 esaminata ieri dalla Ragioneria generale dello Stato e anticipata da Quotidiano Sanità: all’articolo 73, il testo ridistribuisce le risorse destinate in percentuale alla spesa farmaceutica, riducendo il tetto della convenzionata dal 7,96 al 7,30% e incrementando quello degli acquisti diretti (ossia ospedaliera più dd-dpc) dal 6,69 al 7,55%. E solo per il 2021: la bozza, infatti, stabilisce che «le percentuali possono essere annualmente rideterminate, fermo restando il valore complessivo del 14,85%», a ogni legge di bilancio, «su proposta del ministero della Salute, sentita l’Aifa e d’intesa con il ministero dell’Economia, sulla base dell’andamento del mercato dei medicinali».
Ma quale sarà l’effetto della disposizione sulle farmacie? Una valutazione sicura ancora non è possibile perché mancano diverse cifre: al momento si sa solo il finanziamento totale di cui dovrebbe disporre il Ssn nel 2021, ossia 121 miliardi di euro, ma il budget sul quale si calcolano i tetti della farmaceutica è sempre inferiore di un miliardo circa.
Si può però tentare una stima, però, prendendo a riferimento l’ultimo report dell’Aifa sulla spesa farmaceutica, relativo al periodo gennaio-aprile, e proiettandone le cifre sull’anno: con un tetto abbassato al 7,30% la convenzionata perderebbe circa 800-900 milioni di euro di budget, un ammanco che aumenterebbe sensibilmente il rischio di uno sfondamento e il conseguente ripiano a carico delle farmacie.
Non solo: l’avanzo con cui finora chiudeva la spesa convenzionata – 800 milioni circa negli ultimi due-tre anni – verrebbe incamerato dalla spesa per gli acquisti diretti (ospedaliera più dd-dpc), che così ridurrebbe drasticamente gli sfondamenti. Le Regioni, di conseguenza, avrebbero parecchi incentivi in meno per spostare farmaci dalla diretta alla convenzionata.