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Manovra, genericisti preoccupati da payback e taglio della convenzionata

24 Dicembre 2020

Non piace neanche ai produttori di generici l’emendamento Lorenzin al ddl Bilancio che riduce al 7% il tetto della spesa farmaceutica convenzionata. Non convincono, in particolare, i commi sul ripiano della spesa 2018 per gli acquisti diretti, il cosiddetto payback: il testo, infatti, fissa nuovi termini per il pagamento delle quote ancora non versate dalle aziende, subordina il riequilibrio dei tetti all’integrale ripiano dello sfondamento 2019 e infine pone a loro carico nuove sanzioni in caso di inottemperanza.

«Ci siamo sempre battuti per il riequilibrio dei tetti della farmaceutica pubblica alla luce del costante disavanzo della spesa ospedaliera, tradizionalmente sottostimata» commenta in una nota diffusa ieri Enrique Häusermann, presidente di Egualia (ex Assogenerici) «ma l’emendamento approvato in commissione Bilancio alla Camera genera criticità e profili di illegittimità che rischiano di prolungare una stagione di contenziosi che speravamo chiusa per sempre».

I produttori invece si attendevano una soluzione analoga a quanto deciso per chiudere gli sfondamenti 2013-2017, «che puntasse da un lato a risolvere il contenzioso sul payback 2018 – che ancora annovera ricorsi davanti al Tar – e dall’altro a programmare i nuovi tetti in funzione delle reali dinamiche evolutive della spesa farmaceutica».

Invece, prosegue la nota, «se interpretato in maniera letterale, l’emendamento rischia di stravolgere quanto concertato con il Governo durante il dialogo avviato in questi ultimi mesi. Si è persa l’opportunità di introdurre una norma che avrebbe potuto, invece, meglio bilanciare le esigenze del pubblico con il legittimo diritto costituzionale alla difesa da parte dell’industria».

Ma a preoccupare le aziende è anche il provvedimento che riduce al 7% il tetto della convenzionata: «Se a seguito della rimodulazione si dovesse generare in futuro uno sforamento della spesa convenzionata» scrive ancora Häusermann «scatterebbe un meccanismo di ripiano inattuabile, del tutto simile a quello della spesa per acquisti diretti in vigore fino al 2018 che, come noto, ha generato l’attuale contenzioso».

Inoltre, prosegue il comunicato, l’abbassamento del tetto «si dovrà conciliare con l’opportunità di programmare il progressivo passaggio in farmacia di importanti categorie terapeutiche i cui brevetti sono in scadenza. Un tetto troppo basso rischierebbe di non consentire un più ampio accesso a queste categorie di farmaci una volta scaduto il brevetto. Un quadro, quest’ultimo, che sarebbe in evidente contraddizione con le istanze di rafforzamento del rapporto tra pazienti e servizi territoriali spesso annunciate dal Governo in questi mesi di pandemia. Chiediamo che si possa aprire quanto prima un confronto su questi temi».