Il lavoro dell’Universalcert, l’ente turco che ha certificato alcuni modelli di mascherine ffp-2 finite in questi giorni sotto i riflettori della stampa per le loro capacità filtranti, aveva già suscitato le perplessità del ministero dello Sviluppo economico, che aveva diramato una segnalazione attraverso il Rapex, il sistema comunitario di informazione rapida per i prodotti non conformi. E’ quanto scrive in un comunicato diffuso ieri Assosistema Safety, l’associazione aderente a Confindustria che rappresenta le imprese produttrici e distributrici di dispositivi di protezione individuali e collettivi.
Nella nota l’organizzazione ricorda che «sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono stati sollevati in più occasioni dubbi sull’effettiva conformità di alcuni dpi in commercio, sia in caso di prodotti realizzati in deroga alle normative e prive della marcatura Ce, sia in caso di presidi in possesso di certificati rilasciati da organismi non autorizzati o di documentazioni tecniche incongruenti e lacunose».
Nel caso dell’Universalcert, prosegue la comunicazione, Mise a parte aveva sollevato dubbi anche l’Esf (European Safety Federation, di cui Assosistema Safety fa parte), che si era rivolta alla Commissione europea. Attraverso il Rapex era quindi scattato un alert per un facciale filtrante certificato dall’ente turco ma la cui capacità filtrante «era ben al di sotto di quanto dichiarato».
«In attesa di ulteriori sviluppi relativi all’indagine dell’ufficio antifrode dell’Ue (che secondo un articolo del Corriere della Sera starebbe indagando sulla società turca, ndr) Assosistema Safety ribadisce l’esigenza di una maggiore vigilanza sui dpi in commercio nel mercato interno, e lancia un appello alla politica perché sia tolta la possibilità di immissione nel nostro Paese di dispositivi non marcati Ce».
L’associazione produttori è citata anche da una circolare diffusa l’altro ieri da Federfarma Servizi, che alle cooperative aderenti interessate a verificare la qualità delle mascherine con marcatura Ce2163 (il codice Universalcert) consiglia la procedura suggerita da Assosistema: la prova del Til (Total inward leakage) deve riportare tutti i 50 valori richiesti dalla En 149, e ciascuno deve corrispondere a quanto dichiarato nel certificato. «Assosistema» scrive Federfarma Servizi «ha notato che per questo tipo di prova si possono riscontrare incongruenze nella documentazione».
In ogni caso, avverte l’associazione delle cooperative «questa verifica non dà la certezza che il prodotto fornisca la dovuta protezione» e in ogni caso «fino a quando non interverranno provvedimenti delle Autorità competenti le mascherine non possono che essere considerati vendibili».