E’ stato formalizzato ieri il protocollo attuativo dell’intesa firmata mercoledì dal commissario per l’emergenza covid, Domenico Arcuri, e le sigle della filiera farmaceutica. Una negoziazione che non è riuscita a evitare un’altra coda di polemiche, dato che al tavolo Arcuri ha ripetuto – tra la costernazione dei distributori – di non aver mai promesso alle farmacie forniture provenienti dalla Protezione civile. Intanto si fanno più chiari i termini dell’intesa dell’altro ieri, dopo il disorientamento generato dalla criptica circolare di Federfarma che mercoledì ha cercato di spiegarne i contenuti (confermano i post con punto interrogativo circolati ieri sui social più frequentati dai farmacisti). L’accordo, in sostanza, promette alle farmacie circa 60 milioni di mascherine in due mesi (da qui a fine giugno), delle quali 50 milioni reperite dai distributori attraverso i propri canali e 10 milioni messe a disposizione dalla Protezione civile.
Queste ultime, come già detto, verranno acquistate dai grossisti a 0,38 euro e saranno vendute a 0,40 alle farmacie, che a loro volta le metteranno in commercio a 0,50 più iva. Le altre invece, sono state o saranno acquistate dai distributori a 0,46 euro ma verranno vendute alle farmacie sempre a 0,40, con la differenza (rispetto a 0,38 euro) “ristorata” dal commissario Arcuri. Niente cambia quindi per i titolari, che acquisteranno e rivenderanno agli stessi prezzi. Beneficeranno del “ristoro”, inoltre, tutte le mascherine che grossisti e farmacie acquisteranno da produttori o importatori tra il 13 maggio e il 30 giugno, una condizione che le sigle della filiera hanno preteso dopo avere scoperto che queste stesse condizioni sono già state concesse da Arcuri a Confcommercio e altre categorie.