Sulla farmacia dei servizi e sulla Convenzione con il Ssn appena approvata dalle Regioni, che apre alla rimborsabilità delle sue prestazioni, piomba il “no” dei medici dell’Anaao-Assomad, il più rappresentativo tra i sindacati degli ospedalieri del Ssn. A ufficializzarlo una nota diffusa ieri dal segretario nazionale dell’associazione, Pierino Di Silverio, che critica l’accordo perché «compromette la tutela della qualità e l’attendibilità dei servizi resi agli utenti, cui si aggiungono la grave e palese invasione delle competenze di medici e altri professionisti sanitari e le inaccettabili ricadute anche in termini di incremento della spesa sanitaria». A non piacere all’Anaao-Assomed, in particolare, è «la refertazione delegata al farmacista per gli esami eseguiti in farmacia su sangue capillare (una delle novità della nuova Convenzione, ndr), senza prevedere il rispetto di tutti i requisiti strutturali, organizzativi, tecnologici e professionali previsti per i servizi di medicina di laboratorio accreditati».
L’intesa Stato-Regioni, accusano i medici ospedalieri, è «in netta contraddizione con la normativa in vigore, che non prevede queste competenze per il farmacista», senza contare le «rilevanti ricadute medico legali che caratterizzano i procedimenti diagnostici se essi non vengono inquadrati e ricondotti all’interno dei protocolli clinici».
Assofarm, nell’audizione di mercoledì davanti alla commissione Affari costituzionali del Senato, e Fofi, in una nota diffusa l’altro ieri, hanno annunciato la prossima compilazione di linee guida dirette a definire procedure e protocolli per i servizi in farmacia, ma per Anaao Assomed non basta: «L’emanazione di linee guida standardizzate non può in qualche modo risolvere gli anomali presupposti di questo tipo di attività diagnostica, in cui come è noto gli elementi di stretta correlazione con la clinica sono prevalenti ed essenziali e fondati altresì sull’adeguata competenza professionale dei professionisti abilitati in tali discipline».
Contro la nuova Convenzione e le novità relative alla farmacia dei servizi si sono schierate anche la Federazione nazionale degli ordini dei biologi (Fnob), la Fismelab (laboratori) e la Sibioc (medicina di laboratorio), ma la loro opposizione era preventivabile. Ha invece sorpreso (e preoccupato) l’intervento dell’Anaao-Assomed, considerato che la rimborsabilità di molti dei servizi ergoati dalle farmacie (a partire dalla telemdicina) dovrà necessariamente passare dalla prescrizione dei medici.
È forse per questo motivo che ieri Federfarma è intervenuta celermente con una nota per rispondere alle critiche: «Nessuna attività di diagnosi è riservata al farmacista» ribadisce il sindacato titolari «perché la nuova Convenzione farmaceutica non fa altro che dettagliare una disciplina già esistente». In particolare, dispone che il farmacista utilizzi test conformi alla normativa di riferimento, ribadisce che la somministrazione avvenga nel rispetto delle modalità riportate nella scheda tecnica del prodotto in uso e delle istruzioni fornite dal produttore, introduce l’obbligo di consegnare il risultato o l’attestato scritto all’assistito con firma carta intestata della farmacia («previsione questa» osserva Federfarma «che rappresenta senza dubbio alcuno un’assunzione di responsabilità da parte del farmacista nel suo ruolo di professionista sanitario»).
Le misure approvate dalla Conferenza Stato-Regioni, dunque, «non si pongono affatto in contraddizione con la normativa di settore, e anzi hanno il merito di specificare e dettagliare le fasi procedurali dell’esecuzione dei test e i requisiti logistici da osservare per eseguire le prestazioni, a tutto vantaggio, quindi, della tutela della salute del cittadino».
Da notare che giusto un paio di ore prima Federfarma aveva diffuso una circolare in cui raccomandava alle farmacie associate di «attenersi scrupolosamente alle indicazioni previste dalle norme vigenti e dai produttori degli apparecchi utilizzati per l’esecuzione dei servizi, al fine di garantire i massimi standard qualitativi e, conseguentemente, un’attendibilità più elevata possibile dei risultati dei test somministrati ai cittadini, oltre che di non incorrere nelle sanzioni previste dalla normativa vigente».
In particolare, la circolare ricorda le disposizioni del decreto ministeriale 16 dicembre 2010, che impongono «le conoscenze necessarie per l’esecuzione dei test, per il corretto funzionamento dei sistemi in uso, per la eventuale manutenzione strumentale delle apparecchiature» e attribuiscono al farmacista titolare o al direttore responsabile della farmacia la responsabilità «della corretta installazione e manutenzione dei dispositivi utilizzati, secondo le indicazioni fornite dal fabbricante e della inesattezza dei risultati analitici, qualora questa sia dovuta a carenze nella installazione e manutenzione delle attrezzature utilizzate».
Federfarma, conclude la nota, «si rende disponibile a supportare le rappresentanze territoriali per fornire i dovuti chiarimenti. Tuttavia, pur nella certezza che i servizi di cui trattasi saranno eseguiti nel rigoroso rispetto dei parametri normativi, non si potrà esimere dal segnalare eventuali anomalie supportando gli organi di controllo in ogni intervento di verifica della correttezza dell’operato delle farmacie, anche rispetto alle discendenti conseguenze sanzionatorie».