E’ atterrato sul tavolo delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera l’emendamento del Governo al decreto Milleproroghe che riequilibra i tetti di spesa per la farmaceutica convenzionata e per gli acquisti diretti. I valori, secondo quanto riferisce un articolo di Quotidiano Sanità, sono quelli già circolati un paio di settimane fa: il tetto sulla convenzionata scenderebbe dall’attuale 7,96% (del Fondo sanitario nazionale) al 7,52%, la spesa per distribuzione diretta-dpc e ospedaliera aumenterebbe dall’attuale 6,69% al 7,13%. Di fatto, si tratta di un vero e proprio travaso di risorse tra le due voci di bilancio (per un valore di circa 500 milioni di euro), che la relazione tecnica di accompagnamento giustifica con «il maggiore incremento, negli ultimi anni, della spesa per acquisiti diretti, dovuta in particolare ai medicinali ospedalieri».
Il riequilibrio, tuttavia, vale soltanto per il 2020, perché per gli anni successivi la rideterminazione dei tetti potrà tenere conto dei criteri «indicati con decreto del ministero della Salute da adottare entro il prossimo 30 giugno su proposta dell’Aifa, di concerto con il ministero dell’Economia e sentita la Conferenza Stato-Regioni». Tali criteri, prosegue l’emendamento, «terranno in considerazione anche gli effetti conseguenti alla periodica revisione del Prontuario farmaceutico, di cui all’articolo 48, comma 5, lettera c), del decreto-legge 269/2003».
Che cosa dice quell’articolo? Semplice: entro il 30 settembre di ogni anno, o semestralmente nel caso di sfondamenti del tetto sulla spesa farmaceutica, l’Agenzia del farmaco «redige l’elenco dei farmaci rimborsabili dal Ssn sulla base dei criteri di costo e di efficacia, in modo da assicurare su base annua il rispetto dei livelli di spesa programmati». All’orizzonte, in sostanza, si profila una “sfoltita” al Prontuario che per logica dovrebbe toccare soltanto i farmaci della diretta e dell’ospedaliera – cioè gli unici a sfondare – ma per politica scaricherà quasi certamente la maggior parte del peso sulla convenzionata.
Per i farmacisti titolari, gli effetti rischiano di essere pesanti: è vero – come dicono gli ultimi dati dell’Aifa – che nel 2019 la spesa per i farmaci di fascia A acquistati dalle farmacie resta abbondantemente al di sotto del proprio tetto e a settembre genera un avanzo di quasi 670 milioni di euro, che restano di fatto inutilizzati. Ma è anche vero che si tratta di soldi cui i farmacisti non dovrebbero rinunciare a cuor leggero, ma piuttosto dovrebbero insistere perché il Ssn li spenda in farmacia. E’ il caso della Lombardia e del Lazio, per esempio: mentre al livello nazionale la convenzionata si ferma (nel periodo gennaio-ottobre 2019) al 7,18%, cioè quasi otto decimi di punto sotto al proprio tetto, nelle due regioni arriva al 7,89 e al 7,74% rispettivamente, lasciando un avanzo quasi irrisorio.
Ma soprattutto, cedere 500 milioni di euro alla spesa per acquisti diretti significa gettare alle ortiche la chance di riportare in farmacia un po’ di medicinali della diretta, facendo leva proprio su quell’avanzo che ogni anno genera la convenzionata. Resta da appurare l’ammissibilità dell’emendamento governativo rispetto alla compatibilità per materia, visto che il dl Milleproroghe tratta di rinvii di termini di legge. E’ ciò che valuteranno le Commissioni.