Non sono stati presentati o non hanno superato l’esame delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera gli emendamenti al decreto Milleproroghe di maggiore peso per farmacie e farmacisti. Questo almeno è il bilancio che arriva dai due gruppi di lavoro dopo questa settimana di sedute, costellata da ritardi e rinvii che costringeranno l’aula di Montecitorio a prendere in carico il testo non prima di mercoledì.
Partiamo dalla proposta di modifica che dovrebbe rivedere i tetti della farmaceutica spostando circa 500 milioni di euro dalla convenzionata agli acquisti diretti (ospedaliera più dd-dpc): all’inizio della settimana l’emendamento del governo era stato anticipato da diversi giornali (Quotidiano Sanità ne aveva addirittura anticipato il testo) poi il silenzio e ora la voce – ufficiosa quanto le precedenti – che il provvedimento sarebbe stato parcheggiato dal Governo. L’attenzione rimane però alta, anche perché nelle settimane scorse era circolata la voce che il Governo avrebbe probabilmente ritirato l’emendamento per ripresentarlo dopo sotto forma di decreto in modo da evitare bocciature causa inammissibilità (come ieri è capitato alla proposta sui medici al lavoro fino a 70 anni, sempre di origine governativa).
E’ stato invece ritirato dai relatori l’emendamento che rinvia alle prime elezioni utili (prossime venture) la decorrenza dell’ineleggibilità dopo due mandati introdotta dalla riforma Lorenzin: come si ricorderà, la Legge la 3/2018 aveva varato un esteso riordino della normativa che regola il funzionamento degli ordini delle professioni sanitarie, con l’ingresso di nuovi albi (quello dei biologi e degli infermieri, per esempio) e l’aggiornamento delle regole per l’elezione dei consigli e delle cariche di vertice.
Apparentemente desaparecido, infine, anche l’annunciato emendamento del governo che avrebbe spostato di tre mesi, sino a fine marzo, l’obbligo della tracciabilità dei pagamenti con moneta elettronica. Diverse fonti – comprese alcune organizzazioni di categoria – l’avevano annunciato nei giorni scorsi ma al momento dell’intervento non c’è traccia. Un articolo del Fatto Quotidiano dell’altro ieri sosteneva che l’emendamento era stato messo in stand by dal Governo per qualche riflessione in più sui costi della proroga (oltre 200 milioni di euro, secondo le stime delle Finanze), con la possibilità di ripresentarlo in aula qualora si decidesse di procedere.