Farmacisti titolari sull’orlo di una crisi di nervi in diverse aree dello Stivale a causa dei travagli generati da e-order e Nso, i due vocaboli che dall’inizio dell’anno sono entrati stabilmente nel dizionario burocratico delle farmacie. La questione è nota: dopo vari rinvii, è in vigore dall’inizio dell’anno la disposizione (decreto ministeriale 7 dicembre 2018, modificato e integrato dal dm 27 dicembre 2019) che vieta la liquidazione delle fatture prive dei riferimenti all’ordine elettronico di acquisto da cui discendono. In altri termini, dal primo gennaio le farmacie devono riportare nelle fatture emesse verso le Asl (per assistenza integrativa, protesica, alimenti, dpc) i codici degli e-order ricevuti attraverso il Nodo di smistamento degli ordini delle amministrazioni pubbliche (Nso), una sorta di postino digitale che dalla Pubblica Amministrazione inoltra ai fornitore.
Nonostante le disposizioni fossero note da tempo e nei mesi passati si fossero condotte sperimentazioni anticipate su diverse procedure, la partenza ha messo a nudo qualche impreparazione da parte di alcune Asl. Risultato: istruzioni rimangiate, codici degli e-order riscritti o annullati, fatture congelate, farmacisti titolari disorientati.
Tracciare una mappa dettagliata dei disagi non è possibile perché le mancanze differiscono da un’Asl all’altra e i problemi insorgono e si risolvono nel giro anche di giorni; se però si tengono d’occhio i gruppi social più frequentati dai farmacisti – dove di quando in quando ci si imbatte in sfoghi o insofferenze – e si bussa alla porta di qualche software house, non è difficile farsi un quadro delle cose che non stanno andando bene e dove.
In Piemonte, per esempio, alcune Aziende hanno inviato alle farmacie e-order dai codici errati, che hanno costretto i titolari a rifare le fatture elettroniche. In Veneto, la Regione aveva chiesto alle Asl di dotare gli e-order di un pulsante virtuale che – cliccato – consentisse alle farmacie di importare automaticamente sulla fattura elettronica i tre codici richiesti. A quanto sembra, però, le aziende sanitarie avrebbero dato alla richiesta un’interpretazione diversa l’una dall’altra, cosicché alle farmacie sono arrivate indicazioni differenti che nei giorni successivi sono state poi revocate. Risultato, alcune Asl – come Venezia e Padova – hanno respinto le fatture che le farmacie avevano già emesso.
Anche a Sud il quadro è frastagliato. In Sicilia non si sono finora registrati problemi, in Puglia invece alcune Aziende sanitarie si sono fatte cogliere impreparate dall’entrata in vigore del Nso: a Taranto, per esempio, l’Asl ha spedito codici che poi si sono rivelati errati, cosicché alle farmacie è stato detto di annullare le fatture emesse mediante note di credito. A Bari, invece, l’Azienda ha inviato prima un set di codici e poi si è corretta e ne ha inviato un secondo, con ripercussioni immaginabili sulle fatturazioni delle farmacie. In Calabria invece ci sono Asl – come Catanzaro e Reggio Calabria – che neanche hanno inviato i codici e altre, come Cosenza, che le indicazioni le hanno fornite ma poi le farmacie si sono viste respingere le fatture. Più in generale, alcune Regioni e Asl hanno recepito le norme con interpretazioni “personali” (per esempio, sull’inclusione della dpc nelle fatture da trattare con Nso) che hanno complicato ulteriormente la vita.
Come si diceva all’inizio, le farmacie sono quelle che più hanno patito per tali incertezze d’avvio. Ma anche le software house hanno avuto i loro affanni. Perché molti farmacisti titolari, “rimbalzati” da uffici pubblici e centralini Asl, hanno finito per riversare domande, richieste di aiuto e malumori sulle aziende informatiche, nonostante queste non abbiano nulla a che fare con Nso ed e-order. «Tra la prima e seconda settimana di febbraio, quando è partita la prima ondata di fatture del 2022» spiega Alessandro Avezza, general manager della business unit Pharmaone di Cgm Italia «gli operatori della nostra assistenza clienti hanno ricevuto in media tra le duemila e le tremila chiamate al giorno. Il risultato è che non soltanto non riusciamo a essere di aiuto perché con questi problemi non abbiamo nulla a che fare, ma per di più si causa disservizio a danno dei clienti farmacisti che invece chiamavano per cose che ci competono, ma ai quali non riusciamo sempre a rispondere perché i centralini sono intasati».
Dal canto suo Nicola Stabile, presidente di Promofarma (che per aiutare le farmacie ha predisposto un servizio per la gestione degli e-order integrabile nei gestionali), conferma qualche incertezza all’avvio ma ritiene che le difficoltà siano ormai superate. «Come tutte le novità che partono» osserva «qualche problema all’inizio c’è stato, ma laddove si sono verificati risultano in buona parte risolti, grazie anche all’interessamento delle associazioni territoriali del sindacato e della stessa Promofarma. Attualmente sono 4.500 circa le farmacie che usufruiscono del nostro servizio, i veri problemi di cui abbiamo notizia riguardano soprattutto l’interpretazione delle norme, che non sempre è uniforme sul territorio».