Sulla nuova remunerazione è fondamentale che Federfarma proceda con la massima cautela e la più ampia concertazione, perché errori nei calcoli e nella definizione del modello avrebbero effetti devastanti sulle farmacie. E’ l’avvertimento che in molti hanno rivolto ieri al consiglio di presidenza del sindacato durante i lavori dell’assemblea generale: la riforma della remunerazione era il più importante tra i punti all’ordine del giorno e il dibattito che ne è scaturito ha permesso ai delegati delle rappresentanze territoriali di Federfarma non solo di capire i capisaldi del progetto cui lavora l’esecutivo, ma anche di porre alcuni rigidi paletti al percorso che verrà.
Luigi Zocchi, segretario di Federfarma Lombardia, si è schierato contro ogni modello basato sulla sola quota fissa a pezzo e ha caldeggiato invece sistemi misti in cui il margine percentuale si accoppia alla quota fissa ma mantiene un peso apprezzabile. «Un forfait a confezione» spiega a FPress «non finirebbe soltanto per livellare i fatturati in modo insopportabile, annullerebbe del tutto la dimensione imprenditoriale del farmacista, che così non avrebbe alcun interesse a negoziare. Meglio piuttosto un modello misto con una quota fissa differenziata per complessità del farmaco più un margine regressivo sul prezzo al pubblico. Dal dibattito in assemblea è emerso con chiarezza che almeno tre o quattro regioni e diverse province la pensano allo stesso modo».
Al di là dei modelli, sono stati diversi anche gli interventi in cui si è invitato il consiglio di presidenza a procedere con i piedi di piombo: non possiamo permetterci di sbagliare, ha avvertito per esempio Marco Nocentini Mungai, presidente di Federfarma Toscana, perché sulla remunerazione è in gioco la sostenibilità delle farmacie. Attenzione dunque, ha continuato, alle cifre che si mettono sul tavolo: nel suo intervento agli Stati Generali di Federfarma, Cossolo ha parlato di introiti che oggi valgono 1,90 euro a confezione, ma molti tra i delegati dell’assemblea non si sono ritrovati in quel valore. «Occorre fare calcoli ben ragionati» ha quindi concluso Nocentini, che ha anche invitato in sindacato a non slegare del tutto la remunerazione dal prezzo del farmaco e a procedere d’intesa con Farmindustria.
Un forte invito a non creare divaricazioni con l’industria farmaceutica è giunto anche dal presidente di Federfarma Cosenza, Alfonso Misasi, mentre il presidente di Federfarma Piemonte, Massimo Mana, ha sollevato qualche dubbio sulla metodologia con cui si dovrebbe procedere: prima di parlare di percentuali e fee, ha detto in sintesi, sarebbe opportuno sapere qual è la somma complessiva che fa da riferimento, in altri termini l’entità del finanziamento di cui beneficeranno le farmacie. Anche perché, ha ricordato il segretario di Federfarma Abruzzo, Alfredo Orlandi, tra breve l’Aifa dovrebbe varare una riclassificazione che toglierà dalla fascia A farmaci per 400 milioni di euro, dunque prima ancora che di remunerazione bisognerebbe discutere di come difendere gli attuali livelli di spesa convenzionata.
Cossolo, nel suo intervento, ha accolto le indicazioni provenienti dai delegati e ha promesso la più ampia concertazione nell’ambito dei tavoli che verranno istituiti sul tema: sono pronto a rivedere le scelte iniziali se questa è l’indicazione proveniente dall’assemblea, ha detto, non c’è niente di definitivo e tutto verrà deciso d’intesa con le rappresentanze territoriali.