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Nuova remunerazione: un patto di filiera per superare la diretta

8 Marzo 2024

«Con la riforma della remunerazione – che su un farmaco con prezzo al pubblico di 100 euro ha ridotto l’aggio delle farmacie dal 30 all’8,5% – abbiamo chiesto ai farmacisti un sacrificio. Ora chiediamo che anche gli altri soggetti attivi della filiera facciano lo stesso, nell’interesse del cittadino». Sono le parole con cui il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha chiuso la conferenza stampa organizzata ieri a Roma dal Ministero per riepilogare le novità che in tema di distribuzione diretta e remunerazione delle farmacie sono state introdotte dalla Legge di bilancio per il 2024.

Una parte di quelle disposizioni, che riguardano la retribuzione mista del farmaco rimborsato (quota fissa a confezione più margine percentuale), è entrata in vigore da pochi giorni, dal primo marzo; l’altra perte, che riguarda lo spostamento dalla distribuzione diretta alla convenzionata di un sostanzioso quantitativo di farmaci, in modo da controbilanciare il «sacrificio» (per usare le parole di gemmato) chiesto alle farmacie sui medicinali con prezzo al pubblico più elevato, dovrebbe cominciare a dipanarsi dalla fine del mese, termine entro il quale – sempre secondo la Legge di bilancio – l’Aifa dovrebbe emanare la lista dei farmaci che «potranno» passare dalla diretta alla dpc e soprattutto dalla diretta/dpc alla convenzionata. «Con la revisione del sistema di distribuzione del farmaco» ha detto ieri il ministro della Salute, Orazio Schillaci «viene introdotta la possibilità per le farmacie convenzionate di dispensare farmaci finora reperibili solo nelle strutture ospedaliere; abbiamo voluto andare incontro alle necessità soprattutto degli over 65, dei disabili, dei malati oncologici che costituiscono i maggiori fruitori della distribuzione diretta e che chiedono un sistema sanitario sempre più di prossimità».

Il riequilibrio di pesi tra i due canali distributivi, tuttavia, dovrà fare attenzione a non compromettere la sostenibilità della spesa farmaceutica, come ha ricordato ieri Pierluigi Russo, direttore tecnico-scientifico dell’Aifa: «La riclassificazione non dovrà riguardare singoli farmaci ma andranno considerate intere classi omogenee il cui passaggio in blocco sarà economicamente sostenibile. Le classi saranno individuate in relazione a criteri come la presenza di una collaudata prescrizione da parte del medico di famiglia o l’impiego per cronicità diffuse, nonché criteri di minore spesa».

Ha ricordato il nodo della sostenibilità anche Giovanna Scroccaro, responsabile del Servizio farmaceutico della Regione Veneto e componente della Commissione tecnico-economica dell’Aifa: «Oggi la parola d’ordine del Ssn è quella del domicilio come primo luogo di cura» ha osservato «quindi il primo passo per potenziare l’assistenza territoriale è quello di fare in modo che il cittadino trovi i farmaci di cui ha bisogno nella struttura che gli è più vicina, ossia la farmcia del territorio». Tuttavia, ha avvertito, c’è il problema della spesa: i farmaci di fascia H vengono acquistati dagli ospedali con sconti del 30%, i medicinali con brevetto scaduto sono acquistati dalle Regioni con gare che generano ribassi anche del 90%, che le aziende tengono “confidenziali” mediante accordi di riservatezza. «Nel momento in cui questi farmaci passano in distribuzione convenzionata e sono quindi acquistati dalle farmacie» ha concluso Scroccaro «occorrerebbe fare in modo che le aziende mantenessero questi sconti».

La riflessione di Gemmato sui sacrifici da estendere ai «soggetti attivi» della filiera è proprio in risposta alle considerazioni della dirigente veneta. Che cosa vuole intendere il sottosegretario? A quanto risulta, per assicurare alla riorganizzazione dei canali distribuivi la sostenibilità richiesta dalle Regioni, si starebbe lavorando a una sorta di patto di filiera che coinvolgerebbe anche l’industria, cui verrebbe chiesto di “rovesciare” gli sconti abitualmente concessi su fascia H e Pht anche sugli acquisti delle farmacie in regime convenzionato; l’idea è che le aziende accetterebbero di buon grado se fosse garantito loro, in cambio, il superamento del payback sugli sfondamenti della spesa per acquisti diretti (ospedaliera più dd-dpc), cosa che disegnerebbe un delicato sistema di contrappesi: alle farmacie i farmaci della distribuzione diretta in cambio di una nuova remunerazione che riduce i loro ricavi sui prodotti con prezzo al pubblico più elevato; all’industria il superamento del payback in cambio dell’estensione di sconti e ribassi ai farmaci distribuiti in convenzionata.

Resta ancora un attore da convincere: quelle Regioni che utilizzano l’attuale sistema di tetti e ripiani per far quadrare la loro spesa farmaceutica, grazie proprio al payback e a una convenzionata compressa ben al di sotto del suo tetto. Il “do ut des” con cui accontentarle, a quanto pare, deve ancora essere affinato. Ma un’ipotesi ieri è stata comunque fatta, anche se indirettamente: «Attorno alla riorganzizazione dei canali distributivi nell’interesse dei cittadini» ha detto Gemmato «abbiamo raccolto una forte volontà politica. Questa volontà si può tradurre anche in un investimento economico». Cioè risorse aggiuntive per la spesa farmaceutica.