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Green pass, Federfarma sprona le farmacie: occorre uno sforzo in più

12 Ottobre 2021

Mancano ormai pochi giorni al 15 ottobre, data dalla quale scatta l’obbligo del green pass per i lavoratori del privato e quelli del pubblico che riprendono l’attività in presenza, e per le farmacie – così come i laboratori – si prospetta già da domani un cospicuo incremento della domanda di antigenici e molecolari. Dalle stime di queste ore spuntano cifre che non sempre collimano ma di certo impressionano: la platea dei lavoratori non vaccinati oscilla, a seconda delle fonti, tra i 2,5 e i 3,5 milioni di persone, il che significherebbe, nella peggiore delle ipotesi, richieste quotidiane per più di un milione di tamponi (tenuto conto che gli antigenici rimangono validi per 48 ore e i molecolari per 72).

Altri fanno stime su scala ridotta: il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha parlato per esempio di circa 300-350mila lavoratori non vaccinati per la sua regione. «Considerato che attualmente si fanno già 60mila test al giorno» ha detto «il sistema non reggerebbe. E se non tiene qui, non tiene neanche nel resto del Paese».

Nelle ultime ore, non a caso, dalla politica sono arrivate diverse proposte: la Lega ha chiesto di allungare di almeno 24 ore la validità di molecolari e antigenici, altri hanno suggerito di consentire l’uso degli autotest, ma in ambiente controllato come il luogo di lavoro, oppure autorizzare le stesse imprese a organizzare gli screening in azienda. Forza Italia e il Pd hanno invitato il Governo a valutare seriamente l’introduzione della vaccinazione obbligatoria contro covid.

E le farmacie? Sui gruppi Facebook più frequentati dai farmacisti, diversi titolari scrivono di avere le agende già piene fino a dicembre compreso, anche perché molti no-vax “praticanti” hanno già provveduto a prenotare tamponi sino alla fine del 2021, quando scade il decreto green pass ter. Federfarma nazionale, però, ha assicurato ieri che le farmacie faranno il loro dovere. «Siamo pronti a uno sforzo eccezionale per aumentare l’offerta di tamponi ed effettuare decine di migliaia di test in più» ha detto ieri all’Ansa il presidente del sindacato titolari, Marco Cossolo, che ribadisce piena collaborazione della rete delle farmacie italiane con le iniziative decise d’intesa con il ministero della Salute, la struttura del commissario e le regioni italiane. «Come dal primo giorno della pandemia» ha continuato «le farmacie italiane non faranno mancare il loro costante impegno per garantire i servizi (vaccinazioni e tamponi) indispensabili per battere definitamente il Covid-19 e le sue varianti».

«Stiamo facendo tamponi in farmacia dall’inizio dell’anno» ha detto ieri al Corriere della Sera Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia «la richiesta è cresciuta da inizio luglio, con l’obbligo di green pass per viaggiare all’estero e con le successive estensioni del vincolo di certificazione verde. Adesso la richiesta è abbastanza costante ed è alta». Le farmacie che in Lombardia offrono l’antigenico sono 1.300 su circa tremila, ha detto ancora Racca, «alcuni ripetono il test due o tre volte alla settimana, magari per necessità sportive: una tendenza che dopo il 15 potrebbe aumentare. Siamo pronti a far fronte all’incremento».

In una circolare diffusa ieri alle associazioni territoriali, infine, la Federazione osserva che «la diffusione di notizie riguardanti l’impossibilità, da parte delle farmacie associate, di soddisfare le crescenti richieste dei cittadini fanno emergere evidenti profili di criticità, ancor più acuiti dal clima di tensione sociale che si è registrato negli ultimi giorni». La richiesta che il sindacato rivolge alle farmacie, quindi, è quella di «compiere un ulteriore eccezionale sforzo per ribadire ai decisori pubblici e ancora più alla cittadinanza il ruolo fondamentale svolto dalle farmacie italiane per garantire i servizi indispensabili». Pur comprendendo «le difficoltà che ormai da mesi caratterizzano il lavoro quotidiano delle farmacie» aggiunge Federfarma «occorre evidenziare che qualsiasi segnale di cedimento, in questo particolare frangente, renderebbe vani gli sforzi compiuti per accreditare la farmacia italiana quale primo presidio sanitario territoriale, prestando il fianco a rivendicazioni e facili polemiche provenienti da quei soggetti che hanno sempre cercato di negare l’impegno della categoria e che sono pronti a rivendicare spazi e attività finora riservati alla farmacia italiana».