C’è innanzitutto la nuova governance farmaceutica, con il pacchetto di misure – tra le quali la revisione del Prontuario – messo a punto a dicembre dal tavolo ministeriale. Ma si parla anche di farmacia dei servizi e di presidi rurali, con la prima che andrà «inserita nelle reti territoriali, perché si faccia carico della gestione di problematiche relative alla salute della persona, in collaborazione con altre figure professionali della sanità», e le farmacie rurali da tutelare perché «rappresentano spesso l’unico presidio sanitario esistente sul territorio». E’ una lista di impegni che chiama in causa anche i farmacisti titolari la bozza di Patto della Salute 2019-2021 trasmessa l’altro ieri alle Regioni dal Ministero della Salute. Una lista che ora Governo e Regioni dovranno tradurre in disposizioni e provvedimenti di dettaglio, con una negoziazione su più tavoli tecnici da concludere in circa 4 mesi (come da cronoprogramma dello stesso Ministero).
Il capitolo più corposo riguarda ovviamente la spesa farmaceutica: al riguardo, la bozza di Patto propone di dare seguito al documento sulla nuova governance del farmaco che il Ministero aveva prodotto a dicembre. E nel quale si ipotizzavano interventi come la revisione del prontuario farmaceutico, la dispensazioni per dosi personalizzate (sfuse), l’introduzione di tetti di spesa regionali, l’aggiornamento dei criteri che definiscono l’innovazione farmaceutica, una nuova contrattazione dei prezzi dei farmaci. A tradurlo in interventi concreti, prosegue la bozza, dovrebbe essere lo stesso tavolo tecnico che aveva prodotto il documento, istituito nel luglio scorso dal Ministero e formato, tra gli altri, da rappresentanti delle Regioni ed esperti del settore (uno per tutti, il farmacologo Silvio Garattini).
Si parla invece di farmacia dei servizi all’articolo 10, dedicato alle reti strutturali di assistenza territoriale sociosanitaria. Qui l’obiettivo di fondo è quello di riorganizzare «i servizi sanitari nei diversi livelli della rete delle cure (primarie, intermedie e ospedaliere) nell’ottica di una integrazione dei percorsi di cura e di riqualificazione e rafforzamento dei servizi sanitari». In tale contesto, l’integrazione ospedale-territorio andrà cercata «mediante l’adozione di un modello organizzativo denominato “Ospedale virtuale territoriale”, basato sulla realizzazione di un elevato grado di integrazione informativa e funzionale tra i diversi nodi della rete assistenziale (cure primarie, cure intermedie e ospedali per acuti) avvalendosi degli strumenti innovativi delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, la ridefinizione del ruolo del medico di medicina generale, del medico di continuità assistenziale e di tutti gli attori della cura accreditati nel territorio».
E’ in questo scenario che si colloca la farmacia dei servizi «che, inserita nelle reti territoriali, si farà carico della gestione di problematiche relative alla salute della persona», in collaborazione con «altre figure professionali della sanità». Governo e Regioni, continua la bozza, «convengono pertanto sulla necessità di definire proposte operative circa i servizi erogabili nella Farmacia dei servizi, e declinarli in un documento (prodotto dal tavolo ministeriale sulla sperimentazione della farmacia dei servizi, ndr) che contenga anche valutazioni sui vantaggi per la salute dei cittadini, sul risparmio di tempo e minori spostamenti, sull’ottimizzazione delle risorse per la programmazione regionale e su una possibile definizione della relativa remunerazione». Sempre in questo contesto, la bozza segnala la necessità di «tutelare il ruolo delle farmacie rurali che, per la loro ubicazione in piccoli agglomerati, continuano ad avere un’importante funzione sociale e rappresentano spesso l’unico presidio sanitario esistente sul territorio».